ECONOMIA INTERNAZIONALE
Deludendo le aspettative degli analisti, nel 2014 il PIL mondiale ha mantenuto lo stesso ritmo del biennio precedente, +3,4%. Così è stato per il commercio mondiale, anch'esso cresciuto meno (+3,4%) rispetto alle attese formulate all'inizio dello scorso anno.
Considerando le diverse aree del pianeta, il 2014 ha confermato la minore dinamicità delle economie più sviluppate (+1,8% dopo il +1,4% del 2013) rispetto a quelle emergenti le quali, pur rallentando rispetto al 2013, sono cresciute comunque del +4,6%. Nell'Eurozona, la ripresa ha risentito, oltre che di un'espansione più contenuta del commercio internazionale, della bassa inflazione e di alcuni fattori di natura congiunturale, quali la situazione economica in Grecia e le tensioni geopolitiche in Ucraina. A trainare il gruppo europeo, nel 2014, è stata la Germania (+1,6%), seguita con un +1,2% dalla Spagna. Praticamente ferme la Francia (+0,4%) e l'Italia (-0,4%). La BCE, a fronte dei livelli eccezionalmente bassi raggiunti dall'inflazione effettiva e attesa, è intervenuta con decisione sul mercato monetario. Ha ridotto al minimo i tassi ufficiali, ha effettuato operazioni di rifinanziamento a lungo termine per stimolare l'offerta di credito ed ha previsto l'acquisto massiccio di titoli di debito, pubblici e privati. Gli effetti di questo programma sui mercati finanziari sono stati ampi e positivi.
Nei paesi emergenti e in via di sviluppo, l'attività economica ha decelerato ulteriormente la propria crescita (dal +5% del 2013 al +4,6% del 2014) frenata da fragilità strutturali e, in alcuni casi, dall'acuirsi di problemi di natura finanziaria.
L'ECONOMIA NAZIONALE E REGIONALE
Nel 2014, il PIL dell'Italia ha segnato una nuova contrazione (-0,4%). Secondo le prime stime, nel primo trimestre 2015, la ricchezza prodotta ha registrato un aumento congiunturale (+0,3%) dopo ben cinque trimestri di variazioni negative o, al più, nulle. Un sostegno alla dinamica del PIL (tre decimi di punto) è giunto anche quest'anno dal versante estero. Dopo le pesanti flessioni del biennio 2012-2013, un segnale positivo viene dalla spesa per consumi finali delle famiglie, che è tornata a crescere (+0,3%) nel corso del 2014. Nell'anno appena trascorso, il principale freno alla crescita del PIL (-0,7 punti percentuali) è derivato dal continuo calo degli investimenti, scesi di un ulteriore 3,3%. A livello settoriale, la contrazione del valore aggiunto (-0,4%) è stata più accentuata nelle costruzioni che, con un -3,8%, si assestano su livelli inferiori di circa un terzo rispetto al 2007. Nel manifatturiero, invece, dopo le flessioni del biennio 2012-2013, la variazione si è notevolmente attenuata (-0,4%), pur con notevoli differenziazioni settoriali. In calo anche il settore primario (-2,2%), mentre si è interrotta la contrazione del valore aggiunto dei servizi (+0,1%).
Per quanto concerne la nostra regione, prendendo a riferimento sia le stime più ottimistiche di IRPET, sia le più prudenti di fonte Prometeia, il dato emergente è che la tanto auspicata inversione del ciclo economico in Toscana non si è ancora concretizzata. Le stime di Prometeia (per la Toscana) analizzano l'economia dal lato dell'offerta, segnalando una contrazione complessiva del valore aggiunto che tocca il -0,3%: marcata per l'agricoltura (-1,6%) e l'edilizia (-2,3%) e più moderata per l'industria (-0,5%) ed il terziario (-0,1%).
Anche gli indicatori provenienti da altre indagini condotte sul territorio regionale, rappresentano un quadro tutto sommato poco incoraggiante che continua a ripercuotersi sul mercato del lavoro e del credito. Il numero delle persone in cerca di lavoro è cresciuto ad un ritmo sostenuto. I prestiti concessi alle imprese nel 2014, a causa della contrazione degli investimenti e della debolezza del ciclo economico, sono nuovamente diminuiti (-0,3%). Nel corso dell'anno, il quadro del manifatturiero toscano è andato peggiorando: segnando una variazione media annua del -0,7%. Male anche l'edilizia, con il fatturato 2014 in calo del 7,8% rispetto all'anno precedente e le ore lavorate - sulla base dei dati resi disponibili dalla Cassa Edile - segnano un -7,5%. Segnali di forte difficoltà anche per l'artigianato, dove il fatturato arretra del 4,2% ed il saldo, fra imprese iscritte e cessate, per l'intero 2014, resta negativo per oltre 1.000 unità. Migliori appaiono invece i risultati sul fronte dei servizi. Secondo una recente indagine sulle PMI di Unioncamere Toscana, il commercio (dettaglio e riparazioni) segna, infatti, un +2,8% ed anche le presenze turistiche, dopo la stagnazione del 2013, mettono a segno un +1,2%. Non da meno le esportazioni: l'export continua a crescere nel 2014 a ritmi interessanti (+2,2% in termini nominali). In sintesi, per la Toscana la proiezione estera, assieme ad alcuni segmenti dei servizi, continua a rappresentare - per le imprese in grado di intercettare la domanda internazionale - la principale via d'uscita dall'impasse in cui si dibatte il mercato interno.
L'ECONOMIA PROVINCIALE
Nel 2014 il valore aggiunto della provincia di Pisa, secondo le stime Prometeia, ha segnato un -0,4%. La ricchezza prodotta ha subito una riduzione soprattutto nelle costruzioni (-1,8%), e nell'agricoltura (-1,7%); più contenuta la contrazione nell'industria (-0,6%), mentre i servizi hanno registrato un ristagno (-0,3%). Pur trattandosi dell'ennesima contrazione, quella del 2014 appare comunque la più bassa degli ultimi anni.
La capacità produttiva dell'industria pisana, secondo le indagini congiunturali condotte dalla Camera di Commercio, è ancora del 30% inferiore rispetto ai livelli pre-crisi. Il manifatturiero pisano, ancora dipendente dall'evoluzione del mercato interno, segna in media d'anno una contrazione produttiva dell'1,1% ed occupazionale dello 0,3%. Sul mercato interno, tuttavia, si intravvedono alcuni segnali positivi. Tra questi, il più evidente è senz'altro il ritorno alla crescita del turismo italiano che, dopo tre anni di flessioni, registra un +3,4% di presenze rispetto al 2013. Anche l'Aeroporto sta confermando ottimi numeri sui voli nazionali (+7,3%). Migliori sono in generale gli indicatori riconducibili alla domanda internazionale. A fronte di un fatturato industriale che nel 2014 arretra dell'1,7%, quello realizzato oltre confine mette a segno un +1,2%. I nuovi ordinativi, che complessivamente si contraggono del 2,7%, evidenziano nella componente straniera un timido segnale positivo (+0,3%).
L'export, che nel 2013 era cresciuto del 2,9%, ha visto nell'anno che si è appena concluso, una contrazione dell'1,8%. Questo risultato ha, tuttavia, una specifica connotazione settoriale e, in misura più contenuta, territoriale. Sono infatti le calzature (con una flessione di quasi il 30%) e le vendite di prodotti meccanici (-8,6%, dopo l'ottimo 2013), a pesare in negativo sul risultato complessivo, mentre i due principali settori di esportazione, cuoio (+3,6%) e motocicli (+1,8%), segnano una crescita. Considerando i mercati di sbocco delle produzioni pisane, a flettere è soprattutto l'Europa, con la Germania (-11,6%) ed il Regno Unito (-19,3%) che registrano un vero e proprio crollo, mentre cresce l'export verso le Americhe (+5,7%) e l'Asia (+7,0%).
Complessivamente il quadro rimane ancora pesante per quelle imprese, e sono le più, che fanno quasi esclusivo affidamento sulla domanda interna, come il commercio, l'edilizia e l'artigianato.
Una nota meritano invece, le start up innovative e le aziende dell'alta tecnologia, le quali, facendo leva sull'innovazione, si posizionano sulla frontiera tecnologica registrando performance di tutto rispetto.
A pesare sulla scarsa dinamicità della domanda interna sono i deludenti risultati del mercato del lavoro, rimasto debole sia sul fronte dell'occupazione, sia della disoccupazione. Rispetto al 2013, i dati Istat ci dicono che l'occupazione si è ridotta di circa 3mila unità, andando a colpire i servizi, la componente maschile ed i lavoratori autonomi. Il tasso di disoccupazione, pur beneficiando della diminuzione delle forze di lavoro - che sono andate ad ingrossare le fila degli inattivi - è calato di appena due decimi di punto rispetto al 2013, portandosi all'8,3%. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni hanno sfiorato, nel complesso del 2014, i 7,3 milioni: quasi uno in più rispetto al 2013!
Il 2014 è stato un anno difficile anche sul versante delle procedure concorsuali. Registra infatti un ulteriore aumento, da 718 a 785, il numero di aziende pisane che hanno intrapreso procedure di scioglimento e liquidazione volontaria. Anche i fallimenti aperti, nel giro di un anno, sono passati da 87 a 117.
Dall'indagine annuale condotta sulle Piccole e Medie imprese pisane emergono alcuni timidi segnali di miglioramento. Tra il 2013 ed il 2014, infatti, aumenta la quota di imprese che dichiarano di aver accresciuto il loro giro d'affari (dal 7% al 19%) e che hanno in corso attività di investimento: dall'8% al 27%.
La richiesta di credito, coerentemente con la debolezza che ancora caratterizza l'attività produttiva e di investimento, registra solo un lieve aumento rispetto al 2013. E' interessante rilevare, nel confronto con il 2013, la crescita della quota di coloro che hanno destinato i prestiti a nuovi investimenti. La debolezza della domanda di credito emersa dall'indagine sulle PMI pisane, è confermata dai dati Bankitalia. Nel 2014, infatti, il credito concesso alle imprese pisane si riduce dell'1,6%. L'onda lunga della crisi, accresce le difficoltà delle aziende a rimborsare i prestiti ma, grazie alle recenti misure della BCE, si riducono i tassi di interesse. Il tasso di decadimento, calcolato come rapporto fra il flusso di nuove sofferenze e la consistenza dei prestiti in essere, rimane su valori storicamente elevati (4,5% nel 2014), con punte particolarmente significative nelle costruzioni (9%).
I SETTORI PROVINCIALI NEL 2014
Meccanica
La meccanica, confermando i buoni risultati del 2013, segna una crescita produttiva del 7,1%. L'export di macchinari, che si caratterizza per gli andamenti altalenanti, segna nel 2014 una contrazione piuttosto consistente (-7,1%) rimanendo comunque a quota 334 milioni di euro.
Chimica-farmaceutica-gomma-plastica
Stabile, nel 2014, il fatturato del settore chimica-farmaceutica-gomma-plastica (+0,3%). A sostenere il risultato è soprattutto la componente estera che avanza del 2,3%. Con poco più di 200 milioni di euro di controvalore esportato, il settore tocca un nuovo record segnando addirittura un +28% rispetto al 2008.
Pelli e cuoio
Il peggioramento avvenuto nel secondo semestre del 2014, porta la produzione annuale di pelli lavorate a perdere un ulteriore 2,1% ed il fatturato un 1,5%. Tuttavia, con 719 milioni di euro di produzione esportata (+3,6%), la concia si conferma primo settore a livello provinciale in termini di vendite all'estero.
Elettronica e mezzi di trasporto
Buone le evoluzioni del settore elettronica-mezzi di trasporto al di fuori dei confini nazionali, con l'export che, nel 2014, segna una crescita del 4,0%. All'interno del settore spiccano soprattutto i cicli e motocicli che, dopo un biennio di flessioni, ritrovano finalmente la strada della crescita (+1,8%).
Minerali non metalliferi
Il settore dei minerali non metalliferi, tra cui il vetro, dopo un triennio di crescita, a tratti anche sostenuta, segna nel 2014 una sostanziale stagnazione tanto per la produzione (-0,4%) che per il fatturato (+0,4%). Le esportazioni invece guadagnano il terzo segno più consecutivo (+8,5%) grazie al forte contributo dato dalle vendite effettuate in Francia (+36%).
High tech
Interessanti i numeri dell'alta tecnologia pisana. A fronte della crescita del numero di imprese (+2,5%) e della forza lavoro impiegata (+9,8%), il fatturato registra una fase di assestamento sebbene - per il 2015 - gli imprenditori azzardino previsioni di un'accelerazione (+2,6%)
Turismo
Negli ultimi anni, nonostante tutto, il turismo pisano si è dimostrato particolarmente resistente e nel 2014, sembra aver trovato la via d'uscita da uno dei peggiori periodi della storia recente. Il numero di pernottamenti torna infatti, dopo due anni, ad aumentare (+1,2%). La vera novità, come già accennato, è rappresentata, dopo tre anni di contrazioni, dal ritorno alla crescita del turismo nazionale che si riporta sopra quota 1,6milioni di presenze (+3,4%). Il risultato risulta particolarmente importante per il settore, considerando che il turismo interno rappresenta circa la metà di quello complessivo. Il turismo internazionale, che nel 2013 aveva provato a sostenere comparto, ha invece segnato una battuta d'arresto (-0,8%) a causa della contrazione dei principali paesi di provenienza: Germania (-4,1%), Belgio (-16,5%) e Paesi Bassi (-6,8%). Stati Uniti, ma anche Spagna e Polonia, sono invece cresciuti.
Trasporto aereo
L'aeroporto pisano, grazie anche al recupero dei turisti italiani, ha chiuso il 2014 con il nuovo record di traffico passeggeri (4,7 milioni, +4,6% sul 2013), confermandosi il decimo scalo nazionale. In forte crescita anche il traffico cargo, che ha visto lo scalo pisano chiudere il 2014 con un movimento merci più che triplicato rispetto al 2013.
I dati sui primi cinque mesi del 2015 migliorano i già ottimi risultati del 2014 posizionando Pisa nettamente al di sopra rispetto al sistema aeroportuale nazionale: +9,4% per il traffico passeggeri e +103,2% per il cargo.
Cooperazione
Il mondo della cooperazione acquisisce ulteriore spazio all'interno dell'economia pisana. Gli addetti, dopo la contrazione del 2013, tornano a crescere, sfiorando quota 9.400 (+4,9%, pari a 437 lavoratori aggiuntivi).
Agroalimentare
Il 2014, se si eccettua il vitivinicolo, è stato uno degli anni peggiori per l'agricoltura pisana. Eventi atmosferici calamitosi e parassitosi di varia natura hanno aggravato una condizione di generale difficoltà delle imprese che, a fine anno, scendono a quota 3.623. Le esportazioni di vino chiudono il sesto anno consecutivo con il segno più (+2,3%) grazie alle buone performance di Stati Uniti, Svizzera e Svezia.
Calzature
Prosegue, nel 2014, la crisi del calzaturiero pisano. La produzione industriale arretra di un ulteriore 1,8% ed il fatturato dell'1,3%. Sul fronte dell'export, sono proprio le calzature (-29,4%) a trascinare in terreno negativo le vendite pisane oltre-frontiera.
Legno-mobili
Sebbene migliore rispetto al 2013, quando la flessione fu di dieci punti percentuali, la produzione del legno-mobili nel 2014 si riduce di un ulteriore 0,7%. A preoccupare è però la durata della crisi che, ormai, si protrae da oltre sette anni. Alla contrazione produttiva si associa una consistente riduzione delle vendite all'estero di mobili (-5,7%) causata, a sua volta, dalla caduta dell'export diretto in Russia ed Ucraina (-7,6% e -34,5% rispettivamente) a causa della guerra civile e dell'embargo.
Metalli
Andamenti divergenti tra mercato interno ed estero anche per i metalli. Se, infatti, la produzione complessiva arretra del 5,8%, le esportazioni segnano una crescita (+4,3%) che permette al settore di arrivare ad un controvalore di 151 milioni di euro: il livello più elevato degli ultimi sei anni.
Edilizia
L'inasprimento della pressione fiscale derivante dall'introduzione della TASI (+9,8% il gettito a livello nazionale tra il 2014 ed il 2013), sembra non aver inciso sulla dinamica delle contrattazioni di immobili residenziali che, dopo sei anni, sono tornate a crescere del +5,1% in provincia di Pisa.
L'indagine congiunturale condotta sul settore delle costruzioni, parte della più ampia rilevazione sulle PMI, conferma lo stato di difficoltà del comparto a causa dell'elevato stock di immobili invenduti. Se il complesso delle imprese edili, nel 2014, lascia sul terreno il 7,4% del fatturato, quello delle artigiane scende addirittura del 17,9%.
Il monitoraggio effettuato da ANCE Toscana sulle opere pubbliche segnala, per il 2014, una riduzione del 6,4% del numero dei bandi pubblicati in provincia di Pisa. A fronte di questa contrazione, grazie ai 447 milioni di euro per la costruzione del nuovo polo ospedaliero a Cisanello, crescono invece in modo esponenziale gli importi.
Artigianato
Il 2014 è stato ancora un anno difficile per l'artigianato pisano. Il fatturato complessivo segna, nella media d'anno, una contrazione del 7,4% ed anche l'occupazione scende del 5,7%. Il numero di imprese artigiane registrate, pur rallentando il tasso di caduta, si riduce di un ulteriore 0,5%, portandosi a quota 10.637 unità
Commercio
Secondo l'indagine sulle PMI pisane il fatturato del settore, che comprende oltre al dettaglio anche la vendita di autoveicoli, segna nel 2014 una flessione del 7,6% a fronte di un impegno sul fronte delle ore lavorate, tutto sommato, stabile rispetto al 2013 (+0,4%).
LE PROSPETTIVE PER IL 2015
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la crescita globale prevista per l'anno in corso dovrebbe mantenersi sui livelli non certo esaltanti del 2014 (+3,5%). I mercati emergenti, che negli ultimi anni avevano già registrato tassi di sviluppo inferiori rispetto alle attese, dovrebbero ancora rallentare portandosi, nel 2015, ad un +4,3%. Le economie avanzate, in generale, dovrebbero invece beneficiare del contenimento delle quotazioni dei prodotti energetici, accelerando la crescita dal +1,8% al +2,4%. L'area Euro, sospinta dall'indebolimento della valuta, ancorché zavorrata dagli strascichi della crisi, dovrebbe passare dal +0,9% al +1,5%. Sebbene in progressivo miglioramento, lo scenario resta quindi caratterizzato da un forte grado di incertezza.
Secondo Prometeia, la crescita del valore aggiunto toscano prevista per il 2015 (+0,6%) segna un risultato migliore rispetto all'Italia (+0,5%) ed anche alla provincia di Pisa (+0,4%). Pesano sul risultato pisano, pur trattandosi di pochissimi decimi di punto, una minore dinamicità dei servizi (appena un +0,4%) e dell'industria (+0,6%) rispetto alle due aree prese a riferimento. Si tratta di stime, quelle che abbiamo appena presentato, che non tengono ancora pienamente conto delle condizioni più favorevoli degli ultimi mesi e che, quindi, potrebbero alla fine risultare migliori.
Che il clima stia rasserenandosi, pur lentamente e con molte incertezze, lo dicono anche i dati della recente indagine sulle Piccole e Medie Imprese pisane. Questo miglioramento risulta particolarmente evidente sul fronte del fatturato, dove la percentuale di imprese che lo dichiara in aumento passa dal 19% nel 2014 al 22% previsto per l'anno in corso.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Forse siamo arrivati alla svolta che attendevamo da anni. Se potrà essere davvero adeguata alle aspettative e alle potenzialità della nostra economia dipenderà da ognuno di noi. Certamente conteranno le ambizioni degli imprenditori e il loro impegno nell'investire sul futuro. Ma dipenderà anche dalla capacità del territorio e delle Istituzioni che lo rappresentano, di creare valore accanto alle imprese e di interfacciarne il business. Per ricostruire il dopo-crisi sarà infatti necessaria un'assoluta coerenza strategica fra imprese e territori. E i tempi devono essere quelli dell'economia.
Veniamo da sette anni di trincea, con i saldi economici e sociali nettamente in rosso. Dal 2005 ad oggi, Pisa ha perso il 6,3% del proprio valore aggiunto. Più di 2.500 euro pro-capite. La produzione manifatturiera è ancora sotto del 30% rispetto ai livelli pre-crisi. Le esportazioni, soprattutto per l'andamento di settori importanti come le 2-3 ruote e della flessione della domanda europea, stentano a tornare sui livelli del 2007. Massiccia è stata anche la perdita occupazionale complessiva: -7.300 mila unità tra il 2008 e il 2014, con 7.000 posti in meno nel manifatturiero, 1.700 nell'edilizia e 1.600 nel commercio-turismo. Ed è grave il dato sulla disoccupazione giovanile, che - sebbene in misura minore rispetto ad altre aree - tra il 2007 e il 2014 è cresciuta di ben 15 punti percentuali. Voglio sottolineare bene quest'ultimo dato, perché rischiamo di bruciare una generazione e di giocarci il futuro! Sul fronte creditizio, la questione dei mancati pagamenti ha creato problemi rilevanti al sistema bancario. Il tasso di decadimento è quadruplicato rispetto all'inizio della crisi, costringendo le banche ad accantonare risorse ed effettuare svalutazioni che hanno inciso sui bilanci e limitato fortemente l'erogazione dei prestiti. Problema analogo riguarda anche le aziende che sono riuscite a sopravvivere, che oggi si trovano una gestione pesantemente zavorrata da quelle che chiudono o che, comunque, non pagano.
Eppure, nonostante tutto, siamo un territorio che ha mostrato degli elementi di assoluto rilievo in molti campi.
Penso all'alta tecnologia: con 288 aziende, che fatturano circa un miliardo di euro, Pisa è la seconda realtà toscana dopo Firenze per numero di aziende. Penso alle start up innovative, dove per densità siamo primi in Toscana e quarti in Italia, mentre in valore assoluto occupiamo il secondo posto regionale e il diciottesimo in Italia. Penso alle reti d'impresa che, con 195 aziende e 41 contratti stipulati, occupano la quattordicesima posizione nazionale per numero di imprese aderenti.
Mi riferisco anche ad imprese come la SAT, che in questi anni non ha conosciuto la crisi. Il tasso medio di crescita dei passeggeri nel periodo 2007-2014 (+3,1%) ha più che doppiato quello nazionale (+1,5%). Ricordo, infine, le performance di alcuni settori più tradizionali, quali turismo, agroalimentare, concia, meccanica e chimica-farmaceutica. Fra il 2008 e il 2013 il tasso medio di crescita delle presenze turistiche nella nostra provincia (+1,8%) risulta nettamente più elevato non solo rispetto alla Toscana (+0,5%), ma anche alla media italiana, che è rimasta ferma. L'agroalimentare, nonostante certe difficoltà dell'ultimo anno, segna ottimi risultati sul fronte internazionale, con le esportazioni di vino e di prodotti agricoli che crescono ancora, arrivando a segnare un +18% rispetto al 2007. Il conciario, pur avendo perduto un terzo della produzione e il 15% delle imprese rispetto al picco pre-crisi, ha visto le vendite all'estero tornare sopra ai livelli del 2007 (+5%). La meccanica, inclusi i mezzi di trasporto, rappresenta il cuore pulsante dell'industria pisana. Lo è per il suo peso - visto che un terzo dell'export pisano viene da questo settore - ma anche per l'alta propensione all'innovazione che attraverso la filiera si diffonde a tutta l'economia. Questa capacità, ha permesso al comparto di fronteggiare la crisi, arginando le perdite e gettando le basi per quando ripartirà il ciclo degli investimenti e dei beni durevoli. Anche la chimica-farmaceutica, pur con numeri più contenuti, costituisce un'eccellenza all'interno del quadro economico pisano. Questo, grazie all'elevato contenuto innovativo delle produzioni, alla presenza di numerosi centri di ricerca, alle Università e all'alta qualità del capitale umano.
Il successo di questi settori, e al loro interno di alcune imprese rispetto ad altre, non è avvenuto per caso. Il filrouge che le lega è infatti rappresentato dalla continua ricerca della qualità e dell'innovazione di processo, prodotto e mercato. Un percorso che ha premiato la capacità di guardare oltre la competizione di prezzo per puntare con decisione su aspetti, spesso intangibili, ma non certo meno rilevanti.
In sintesi, cosa ci dicono questi numeri? Che a Pisa ci sono le energie per la ripartenza; ma che dobbiamo tornare a crescere per numeri interi, non per manciate di PIL. E per questo c'è bisogno di alzare il nostro tasso imprenditoriale. Ci vuole più impresa, soprattutto più impresa di qualità. Senza impresa non si creano ricchezza e occupazione; e senza impresa anche il sistema di welfare è a rischio. C'è bisogno di incentivare le innovazioni e la ricerca applicata, che alimentano la produttività e rendono più competitivi i territori rafforzando le esportazioni e l'attrattività.
C'è bisogno di più mondo a Pisa, sia in termini di presenza turistica straniera, sia in termini di investitori; e ci vuole più Pisa nel mondo, e dunque più export, con un sistema della promozione capace di raccogliere appieno la sfida dei mercati. La nostra principale porta internazionale, l'aeroporto, continua a crescere e potrà farlo ancora meglio con la nuova società di gestione che realizza finalmente la sinergia con Firenze. In base ai Piani di Sviluppo di Toscana Aeroporti - che segnano la fine della concorrenza tra i due scali - la capacità complessiva, da qui al 2029 dovrebbe arrivare a 11,5 milioni di passeggeri/anno: 7 milioni a Pisa e 4,5 milioni a Firenze. Quasi il doppio rispetto ad oggi! E per raggiungere questi obiettivi la società sta mettendo in campo quegli investimenti necessari che, a Pisa, porteranno - entro il 2017 - a un consistente ampliamento del terminal passeggeri. Ma Pisa non può limitarsi ad aspettare passivamente che una piccola parte di coloro che vi atterrano rimanga sul territorio; è necessario lavorare tutti insieme per cambiare questa prospettiva di galleggiamento: il turismo è ormai un'industria tra le più agguerrite e la nostra destinazione ha le caratteristiche giuste per competere da protagonista sul mercato turistico internazionale.
Più in generale: la situazione obbliga tutti a indagare le nuove traiettorie dello sviluppo dei mercati e a riposizionarci stabilmente laddove sono i motori della nuova crescita globale. Cosa fare allora?
1. Anzitutto potenziare le Infrastrutture
Lo sviluppo economico passa dalle reti. Come abbiamo detto, Pisa beneficia del nuovo sistema aeroportuale toscano; dei collegamenti tra lo scalo e la città che si completeranno con il People Mover; e della prossimità con il porto di Livorno. Ma questo non basta. Occorre velocizzare ulteriormente i collegamenti su ferro con Firenze, per stare a pieno titolo "dentro" la rete europea dell'Alta Velocità e dell'Alta Capacità ferroviaria; con una particolare attenzione anche alla qualità del materiale rotabile. Ed occorre anche portare a compimento l'autostrada Tirrenica, il cui primo progetto risale ormai a quasi 50 anni fa; senza dimenticare la bretella a Nord Est di Pisa. So bene che alcune di queste priorità sono, da molto tempo, il "convitato di pietra" di queste relazioni, ma vanno considerate per quello che sono realmente: pre-condizioni per il rilancio del territorio. Non possiamo continuare a trattarle come inutili "parole a perdere", perché la posta in gioco è lo sviluppo; quello sviluppo che oggi chiede una discontinuità epocale in termini di tassi di realizzazione.
2. Semplificare la Pubblica Amministrazione
E' necessario che ogni intervento o regolamento della Pubblica Amministrazione sia messo in atto utilizzando il metro del sostegno alla crescita imprenditoriale e della semplificazione delle procedure, anche a livello locale, spostando oneri e carico fiscale da chi rischia ed investe a chi occupa posizioni di rendita. La corruzione, l'usura, l'abusivismo commerciale e la concorrenza sleale sono mali assoluti, non solo per il sistema delle imprese. Per questo vanno combattuti con forza, soprattutto dalla Pubblica Amministrazione. Non vi è mercato che funzioni in modo efficiente ed equo senza istituzioni che tutelino il rispetto delle regole del gioco e assicurino legalità e trasparenza. I processi messi in moto dalla legge Delrio costituiscono un'occasione per trasformare tutta la Pubblica Amministrazione. Serve però dare gambe alla riforma, trasferendo in modo chiaro e rapido le funzioni che debbono essere riassegnate, senza lasciare le imprese in balìa di pericolosi periodi transitori. Occorre perseguire obiettivi seri di efficientamento, di semplificazione, di qualità dei servizi pubblici: questo vale anche per le Camere di Commercio, molte delle quali - e tra queste la nostra - hanno già anticipato il cambiamento.
3. Potenziare le opportunità di accesso al credito
Sul versante del credito, altra leva essenziale e al contempo tema dolente, è necessario passare ad un sistema meno banco-centrico, coinvolgendo i fondi di investimento di medio-lungo termine e rafforzando il sistema delle garanzie. A tal proposito voglio ricordare Fidi Toscana, strumento di grande importanza dal punto di vista delle risorse a disposizione, ma che presenta ancora delle criticità nei rapporti con le imprese. Mi riferisco, in particolare, alla lunghezza dei tempi di risposta e alla complessità delle procedure, che le Piccole e Medie Imprese, se non adeguatamente supportate, non sono in grado di gestire. Bene, invece, sta facendo la Banca d'Italia sul fronte dei mercati finanziari nell'insistere affinché sia istituito, in tempi non geologici, un mercato secondario dei crediti deteriorati: un'azione che contribuirebbe a riattivare il canale creditizio rendendo più efficaci le ingenti operazioni mirate di finanziamento della BCE. Infine, occorre alimentare e rendere strutturali le agevolazioni finanziarie e fiscali per la ricerca e gli investimenti materiali, sfruttando al massimo, in un contesto di risorse pubbliche scarse, le opportunità offerte dal nuovo ciclo di programmazione comunitaria.
Come sempre, in occasione della Relazione sull'Economia pisana, mi soffermo su alcuni esempi positivi del lavoro svolto sul nostro territorio.
1. Un primo elemento che voglio sottolineare è quello della cultura intesa come volano di sviluppo locale. Qualcuno continua a pensare che "con la cultura non si mangia". Una risposta, lasciando da parte i benefici immateriali, è possibile darla guardando a quanto è accaduto nel territorio pisano negli ultimi anni. Sul versante culturale, si sono, infatti, affermati soggetti in grado di proporre eventi di ampio respiro, spesso internazionale, con notevoli ed interessanti ricadute economico-sociali; ne voglio ricordare almeno quattro.
Parto dal Teatro del Silenzio di Lajatico, che quest'anno festeggia il decennale. Un appuntamento di livello internazionale che, a ogni edizione, vede crescere visitatori da ogni parte del mondo, migliaia di persone che visitano il volterrano e l'Alta Valdera, che, in questi anni, hanno cambiato volto ristrutturando borghi e casali, sviluppando aziende vitivinicole di qualità, moltiplicando servizi ed eventi. Una riqualificazione che ha saputo puntare sul turismo verde.
Altro esempio significativo è quello del Museo Piaggio di Pontedera che, grazie ad un programma di attività culturali e di intrattenimento, di progetti didattici e di aperture straordinarie, ha raggiunto nel 2014 il record di visitatori: oltre 43mila! Un'azione incentrata sulla promozione della storia aziendale e dei legami con il suo territorio, con particolare attenzione alla capacità creativa che da sempre la contraddistinguono e che rappresenta un importante volano per la crescita turistica dell'intera Valdera.
Chiudo con le importanti mostre organizzate a Palazzo Blu: l'ultima su Amedeo Modigliani ha avuto quasi 110mila visitatori. Un risultato eccezionale che ha permesso di superare le 83mila presenze di Chagall e le 81mila di Kandinsky e rappresenta un ottimo viatico per l'evento dedicato a Toulouse-Lautrec del prossimo autunno.
E con l'attività dell'Opera del Duomo che - per celebrare il 950mo anniversario della posa della prima pietra della Cattedrale - ha realizzato nel Museo delle Sinopie e negli uffici della vecchia sede una mostra dedicata a Mitoraj che ha raggiunto gli 86mila visitatori. Una formula che mette insieme il patrimonio della Primaziale con le opere di artisti contemporanei e che proseguirà anche nel 2015 con le sculture di Arnaldo Pomodoro esposte accanto ai gessi delle statue medioevali dell'Opera.
Insomma: per Pisa ed il suo territorio, la cultura non rappresenta un costo, ma una straordinaria risorsa, anche in tempi di crisi. E' infatti uno dei pochi settori - e ce lo dicono i numeri - che sta producendo risultati rilevanti. Non dimentichiamo che parliamo di una risorsa legata ai luoghi, che nessuno ci può togliere, perché l'arte, il patrimonio architettonico, il paesaggio sono l'essenza del nostro Paese.
E il capoluogo non è più solo la Torre pendente. Importanti opere di riqualificazione del tessuto urbano, realizzate con il PIUSS, stanno dando i loro frutti, con i visitatori che estendono il "raggio" della loro visita alla Piazza dei Cavalieri e ad altri gioielli della città, tra breve arricchiti dall'apertura del Camminamento delle Mura. Un effetto tangibile che si legge anche dal numero dei pernottamenti presso le strutture ricettive del comune di Pisa, che hanno spinto il dato provinciale del 2014 e che - rispetto al 2000 -hanno segnato un aumento di oltre il 60%.
2. Il territorio pisano è stato capace di cogliere anche le opportunità promozionali offerte dai grandi eventi internazionali che vedono l'Italia protagonista nel mondo: l'EXPO ed il Giubileo.
L'EXPO, con i suoi milioni di visitatori, rappresenta una straordinaria occasione per l'Italia: l'uscita dalla crisi economica e il rilancio dell'occupazione, passano anche da qui. E Pisa sarà presente a Milano anche con nove sculture di Nicola e Giovanni Pisano di proprietà dell'Opera, che saranno esposte nella trecentesca Chiesa di San Gottardo in Corte, annessa al Duomo di Milano.
Il Giubileo straordinario, indetto dal Sommo Pontefice, ha tutte le carte per amplificare la rilevanza del nostro Paese sul palcoscenico internazionale. L'evento, che avrà inizio l'8 dicembre di quest'anno per concludersi il 20 novembre 2016, oltre alle preminenti considerazioni di carattere religioso, rappresenta infatti un'importante occasione di crescita per l'Italia (+3,7% il PIL e +9,9% le presenze nell'ultimo anno giubilare: le variazioni più elevate degli ultimi venti anni!). Per l'occasione Pisa sarà ancora protagonista. Su proposta della Fabbrica di San Pietro di Roma, sarà infatti ospitata presso l'Opera Primaziale un'importante mostra: "San Pietro e Pisa: due fabbriche a confronto".
Mi avvio alla conclusione.
Nella ripartenza di Pisa, la Camera di Commercio vuole continuare ad essere la vera agenzia di sviluppo per il territorio, accanto a tutto l'associazionismo d'impresa. Non dobbiamo mai dimenticare che le Camere di Commercio, pur essendo la casa delle imprese, sono una Pubblica Amministrazione. Il nostro compito, quindi, deve essere quello di coprire i vuoti dell'agenda di governo mettendo a disposizione del Sistema Paese i nostri punti di forza tra cui: Infocamere e il Sistema Excelsior. Il primo per l'informatizzazione del paese e l'attuazione dell'Agenda digitale; il secondo, una vera e propria bussola per il mercato del lavoro, per dare un contributo concreto ad una riforma che punta ad allineare il nostro Paese alle più avanzate politiche di workfare europee.
Il PIL potenziale di Pisa è molto più alto di quello attuale. E in questa sala ci sono tutti i moltiplicatori di questo PIL potenziale: mi riferisco alle imprese e ai decisori pubblici. Insieme abbiamo resistito meglio alla crisi. Insieme possiamo ripartire con la marcia giusta.
L'emergenza-crisi ci impone di agire, perché il crinale fra nuova crescita e stagnazione è ancora molto sottile e i germogli della ripresa vanno incoraggiati da un sistema-territorio che condivida l'ansia dello sviluppo e il senso dell'urgenza.
Nel lavoro delle imprese pisane vive quella leadership dello sviluppo e quel coraggio verso il cambiamento che ci ha reso grandi in passato e che, in questi anni, ci ha fatto sconfiggere paura e rassegnazione.