Nel terzo trimestre del 2013 le esportazioni fiorentine hanno mantenuto la dinamica tendenziale su un ritmo abbastanza vigoroso considerando che sono cresciute dell'11,9% rappresentando un valore più sostenuto, rispetto allo stesso periodo del 2012 (+7,4%) ma lievemente decelerato nei confronti del precedente trimestre (+13,6%). Il dato in valore si è attestato a 7,1miliardi di euro, cumulando la somma dei tre trimestri e se consideriamo il valore annualizzato, ovvero cumulando la somma dei valori singoli trimestrali a partire dal quarto trimestre 2012 il valore esportato risulta pari a 9,5miliardi di euro (+10,3%). Il dato cumulato registrato per Firenze risulterebbe migliore sia rispetto alla Toscana (-2,7%) che all'Italia (-0,3%); tuttavia se depuriamo il dato regionale dall'effetto dei metalli di base e preziosi si avrebbe un incremento di circa il 5% e anche per l'ambito nazionale la variazione diverrebbe positiva, ma risulterebbe alquanto debole (+0,4%).
Le importazioni evidenziano un aumento dell'1,3%; da rilevare che il dato del secondo trimestre in base alle rettifiche apportate da Istat, evidenzierebbe un aumento dello 0,6% rispetto al -2,7% rilevato dopo il primo rilascio dei dati e pubblicato nella precedente nota sul commercio estero provinciale; l'aumento dei flussi di merci in entrata per Firenze seppur moderato, può esser letto anche in termini positivi considerando che rappresenterebbe un aumento di domanda dipendente dalle esigenze legate alla ripartenza dell'attività produttiva, slegato dalle criticità caratterizzanti a domanda interna. Per Toscana e Italia si registra una contrazione dei flussi di beni importati (rispettivamente -7,6% e -6,1%).
Acquisisce una certa rilevanza il livello del saldo che si posiziona su un valore di circa 3,8miliardi di euro, risentendo pienamente dell'aumento dei flussi in uscita, piuttosto che della modesta dinamica delle importazioni; ciò segnala non solo il buon recupero ma anche il consolidamento, visto l'andamento degli ultimi trimestri, della dinamica sostenuta del commercio estero locale.
L'export netto dovrebbe quindi generare un apporto abbastanza favorevole al recupero del prodotto per la chiusura dell'anno in corso, anche se dovrebbe essere sufficiente ad attenuare la dinamica negativa del prodotto (da -2,4% nel 2012 a -1,6% nel 2013 in base alle stime Prometeia) ma non a rilanciare pienamente l'attività produttiva provinciale. È presto certo per fare valutazioni maggiormente circostanziate, considerando anche che il terzo trimestre è "tradizionalmente" un periodo di passaggio, in quanto i periodi nevralgici sono rappresentati dal secondo e dal quarto trimestre dell'anno. Per la provincia di Firenze quindi prosegue il trend positivo trainato, come vedremo, dai settori di specializzazione sui quali si articola e trae alimentazione l'orientamento al commercio estero locale.
La questione tuttavia è ben altra: come riportato anche nell'ultima nota, aggiornata al terzo trimestre, sulla produzione industriale, c'è una certa difficoltà a vincolare maggiormente al territorio gli effetti di ritorno positivi di questa dinamica sostenuta del commercio estero. La spiegazione prevalente riguarda l'inserimento delle imprese esportatrici in catene di produzione che si articolano su una diramazione geografica sempre più ampia1. Tuttavia un'altra spiegazione, non antagonista alla precedente, riguarda il fatto che in realtà la svalutazione interna, dal punto di vista del mix prezzi bassi - salari bassi, non rappresenterebbe un corretto sostituto della flessibilità dei tassi di cambio; ciò si correla all'avanzata della deflazione causata da una domanda depressa, determinando un peggioramento dei tassi di interesse reali (a parità di tasso nominale), con ovvie difficoltà per i debitori2.
I dati relativi alla domanda globale mostrano una evoluzione positiva con una frenata nei mesi centrali e un andamento piuttosto sostenuto nel terzo trimestre, anche se nel complesso sembrerebbe seguire un percorso evolutivo meno pronunciato rispetto alle precedenti fasi di sviluppo del commercio estero. Questo perché il ribilanciamento delle aspettative di crescita tra paesi emergenti ed avanzati ha anche influito sull'evoluzione degli scambi, in questo terzo trimestre, con un moderato rallentamento per i paesi emergenti asiatici, un buon incremento delle importazioni di Stati Uniti e Giappone e un lievissimo recupero dei paesi della periferia europea. Il commercio internazionale sta quindi riprendendo a crescere in termini molto graduali seguendo in parallelo il recupero dell'attività produttiva delle diverse aree mondiali.
Le dinamiche per settore di attività
La buona performance dell'export locale continua ad essere alimentata dal forte contributo caratterizzante i beni strumentali (+25,7%; contributo del +7%): al suo interno si evidenzia la conferma del rimarchevole apporto del settore meccanico, anche se in decelerazione rispetto al precedente trimestre (da +39,4% a +31%; contributo del +6,5%) insieme al buon andamento dell'elettronica (da +3,8% a +6,7%); si segnala il decremento delle esportazioni della nicchia di specializzazione rappresentata dal biomedicale (-4%). Buono anche l'apporto dei beni di consumo non durevoli, con riferimento in particolare al sistema moda (da +8,7% a +9,7%; contributo del +4,3%): l'andamento risulta positivo per tutti i settori che afferiscono al comparto moda in cui spicca l'apporto alla crescita più elevato caratterizzante la pelletteria (variazione +9,7%; contributo +1,9%); migliora la variazione tendenziale del calzaturiero (da +8,5% a +11,8%) mentre per l'abbigliamento risulterebbe una lieve decelerazione (da +13,1% a +12,4%). All'interno dei beni non durevoli si segnala anche il buon sviluppo del settore farmaceutico, nonostante l'emersione di un certo rallentamento (da +21,4% a +15,5%). Nell'ambito dei beni durevoli (+6,5%) si segnala la dinamica positiva per i mobili (+28,5%) e gli altri mezzi di trasporto (+17,9%); in calo l'andamento degli autoveicoli (-2,3%). Si deteriora ulteriormente il flusso di vendite all'estero di beni intermedi (da -6,3% a -8,3%) con particolare riferimento ai prodotti chimici (da -4,2% a -8,7%), ai minerali non metalliferi (da -9,6% a -8,9%), alla metallurgia (da -2,3% a -9,3%) e ai prodotti in metallo (da -4,7% a -6,5%).
Per quanto riguarda le importazioni si evidenzia come le difficoltà di ripartenza del ciclo tendano a materializzarsi sul peggioramento della dinamica negativa per i beni di consumo durevoli (da -10,2% a -8,3%) e per i prodotti intermedi (da -10,3% a -10,6%); segnali positivi all'opposto riguardano la ripresa degli acquisti dall'estero di beni strumentali (da +4,4% a +7%) che si potrebbero correlare con una moderata ripresa degli investimenti e come riportato nell'introduzione di questa nota, dipendenti proprio dall'inizio di un probabile recupero dell'attività produttiva. In quest'ultimo raggruppamento si evidenzia la dinamica piuttosto sostenuta della meccanica (+17,7%); tra i prodotti intermedi diminuiscono i flussi in entrata di prodotti chimici (-23,6%), gomma e plastica (-4,3%), metallurgia (-4,6%) e metalli (-1,8%). All'interno dei beni di consumo durevoli si evidenzia la diminuzione del settore degli altri mezzi di trasporto (-16,9%) insieme ai prodotti dell'elettronica di consumo.
Le dinamiche per paese
Le direttrici geografiche delle vendite sui mercati esteri tendono a mostrare un consolidamento dell'andamento delle esportazioni verso quelle aree che già dallo scorso trimestre avevano mostrato una buona dinamicità come la continuazione del recupero del mercato dell'Unione Europea (+9,2%) con particolare riferimento a Germania (+23,2%), Francia (+5,1%) e Regno Unito (+49%); tra gli altri paesi europei non UE si evidenzia la forte crescita della Russia (+43,5%) e la tenuta della Svizzera (+2,4%). Riguardo ai mercati extraeuropei continuano ad andare piuttosto bene i flussi di merci diretti verso l'America Settentrionale (+14,6%; Stati Uniti +12,5%), il Medio Oriente (+18,5%) e l'Asia Orientale (+13,1%); per quest'ultimo continuano a fornire apporti positivi i tre mercati principali: Cina (+30,3%); Giappone (+6,2%); Hong Kong (+7,9%). Riguardo al Medio Oriente si evidenzia il profilo di sviluppo piuttosto pronunciato per le esportazioni dirette verso Qatar e Emirati Arabi Uniti. Continua la diminuzione delle esportazioni verso l'Asia Centrale (-31%).
Considerando gli acquisti dall'estero, i flussi in entrata dai paesi europei dell'Unione rimangono debolmente positivi (+0,8%) con un calo in particolare per i flussi di merci provenienti dall'Unione Monetaria (-1,2%); riguardo ai singoli paesi, per la Grecia si rileva un incremento piuttosto accentuato delle importazioni (+136,9%) mentre toni più moderati sono rinvenibili per Francia (+3,8%), Paesi Bassi (+6,1%) e Regno Unito (+4,8%); nettamente negative le dinamiche registrate per gli acquisti da Germania (-12,7%), Spagna (-17,8%), Belgio (-11%) e Svezia (-29,9%). Al di fuori del continente europeo si segnalano incrementi per l'Africa (+16,9%) e l'America Settentrionale (+21%). Per gli acquisti da tutte le altre macroregioni gli andamenti sono negativi con cali maggiormente pronunciati per America Centromeridionale (-12,5%) e Asia Centrale (-11%); diminuiscono anche le importazioni dall'Asia Orientale (-10,6%) con particolare riferimento alla contrazione dei flussi in entrata da Cina (-13,2%) e Giappone (-29,3%).
Appendice: l'internazionalizzazione delle imprese manifatturiere fiorentine
Sono disponibili i risultati di un'indagine condotta da Unioncamere Toscana nel corso del 2012 sul grado di internazionalizzazione delle imprese manifatturiere afferenti alla più ampia indagine relativa alla congiuntura manifatturiera. Nel complesso sono il 61,9% le imprese manifatturiere fiorentine che hanno dichiarato di essere presenti sui mercati esteri (Toscana 57,4%) con una presenza che si realizza prevalentemente attraverso l'attività di esportazione (58,7%) rispetto ad una quota minore che è presente tramite diramazioni dell'impresa (3,2%). Una quota pari al 38,1% ha dichiarato di non operare sui mercati internazionali, indicando come principali motivazioni: dimensioni ridotte dell'impresa (30,5%), costi troppo elevati dell'attività di internazionalizzazione (15,2%) e difficoltà logistiche (11,8%).
Circa il 47% delle imprese del comparto manifatturiero che hanno dichiarato di essere presenti sui mercati internazionali, realizzano con le attività estere almeno il 50% del fatturato (in Toscana la quota è pari al 43,4%). In linea con la media regionale si evidenzia il buon orientamento alla differenziazione geografica della ripartizione del fatturato, considerando che il 10,6% dei rispondenti hanno dichiarato di realizzare il fatturato delle attività internazionali operando tra 6 e 10 aree geografiche.
Per quanto riguarda le modalità operative tramite le quali le imprese si interfacciano con i mercati esteri, viene privilegiato il canale dei distributori o dei rappresentanti (29,4%), seguito dai rapporti di agenzia (14,4%) e dal ricorso alla grande distribuzione (8%). Da rilevare che risulta piuttosto scarsa la quota di imprenditori manifatturieri che operano all'estero direttamente tramite propri stabilimenti di produzione (2,8%; Toscana 4,2%); maggiormente elevata la quota di imprese che hanno implementato una qualche forma di joint venture (3,5%; Toscana 2,8%).