Si arresta nel 2014 la caduta del pil toscano, continua la crescita dell’export. Il 2015 si preannuncia all’insegna di una cauta ripresa
Con il 2014 sembra essersi arrestata la seconda fase recessiva del cosiddetto "double dip" iniziato a fine 2008, ma non si può ancora parlare di ripresa dal momento che, nell'anno trascorso, la crescita del PIL toscano è stata sostanzialmente nulla, mentre nel resto del paese vi è stato ancora un calo (-0,4%). Si conferma quindi, anche nel 2014, la migliore tenuta della regione rispetto al resto del paese. Una migliore tenuta che replica quanto era già accaduto in tutto l'arco della crisi: le cadute del PIL, dell'occupazione, degli investimenti dal 2008 ad oggi, per quanto preoccupanti, sono state in Toscana decisamente inferiori a quelle della maggior parte delle altre regioni del paese.
Le previsioni per il prossimo futuro, pur con le dovute cautele per le tante e crescenti incertezze ancora presenti nello scenario mondiale, indicherebbero il ritorno della ripresa, anche se su tassi ancora troppo bassi per ritenere superate tutte le difficoltà create da quella che è stata la più lunga e grave crisi del dopoguerra. Il PIL toscano, in base alle stime proposte nel rapporto, dovrebbe crescere del +1,2% nel 2015 e di un ulteriore +1,0% nel 2016, grazie ancora soprattutto al traino della domanda estera.
Sono queste alcune fra le principali informazioni contenute nel rapporto sulla situazione economica in Toscana realizzato da Unioncamere Toscana e Irpet, l'istituto regionale di programmazione economica, presentato oggi a Firenze alla presenza del Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, del Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani e del Presidente di Unioncamere Toscana Andrea Sereni. Un rapporto il cui scenario non è molto cambiato rispetto a quello precedente, se non per l'intensità delle spinte contrapposte esercitate dalla domanda estera e da quella interna. Ancora una volta, infatti, alla positiva dinamica della prima si è associato il calo della seconda, un calo, tuttavia, che è avvenuto ad un ritmo decisamente inferiore a quello registrato nel biennio precedente.
IL CONSUNTIVO PER L'ANNO 2014
Le esportazioni di beni e servizi sono cresciute, in termini reali, ancora del 4,4%, mentre gli acquisti dall'estero sono aumentati in misura più contenuta (+1,8%), contribuendo quindi al miglioramento della bilancia commerciale.
La domanda interna è risultata in calo anche nel 2014 e, ancora una volta, questo è avvenuto soprattutto per l'effetto negativo prodotto dagli investimenti. Questi ultimi continuano a calare (-3% in Toscana), per effetto sia di una flessione -ancora pronunciata- degli investimenti in costruzioni, che di una caduta -in realtà assai più contenuta (-0,7%)- di quelli in impianti e macchinari; il processo di contrazione osservato negli anni passati sembrerebbe tuttavia tendere ad esaurirsi. La spesa pubblica corrente, a causa degli stringenti vincoli di bilancio, poi è ulteriormente diminuita in termini reali giocando così un ruolo pro-ciclico accentuando, cioè, anziché smorzare, la caduta della domanda interna.
L'incremento che si è registrato nel reddito disponibile, assieme a una dinamica estremamente contenuta dei prezzi, ha accresciuto il potere d'acquisto delle famiglie dopo anni di contrazione, contribuendo alla leggera ripresa dei consumi interni (+0,7%): una voce quest'ultima che ha beneficiato in Toscana sia dell'incremento dei consumi dei residenti che di quello dei turisti, alimentati quest'anno soprattutto dalla ripresa dei flussi nazionali (+2,5% per i turisti italiani, +0,1% per quelli stranieri) e confermando il ruolo determinante di questa componente della spesa alla crescita regionale.
La lenta dinamica dei prezzi che ha caratterizzato il 2014 ha destato a lungo la preoccupazione di essere entrati in una fase di deflazione. In realtà, una parte della riduzione dei prezzi è stata determinata dal calo del prezzo dei beni energetici, con ripercussioni positive non solo sui bilanci delle famiglie, ma anche su quelli delle imprese, consentendo alle imprese di ricostruire, almeno in parte, i margini di profitto e di mettere a segno una leggera crescita del valore aggiunto a prezzi correnti (+0,4%).
La produzione di beni e servizi del sistema economico regionale, in termini reali, ha invece continuato a flettere anche nel 2014 (-1,3%), benché su ritmi decisamente meno accentuati rispetto a quelli del precedente biennio. La contrazione dei livelli di attività ha interessato tutti i principali macro-settori, restando ancora profonda nell'edilizia (-6,5%), mentre una riduzione meno accentuata (di poco superiore al punto percentuale) ha caratterizzato l'andamento dei servizi; flessioni di circa mezzo punto si registrano, invece, nell'industria in senso stretto e in agricoltura.
Sull'agricoltura hanno inciso negativamente eventi avversi - anche di natura calamitosa - e parassitosi di varia natura, con effetti particolarmente negativi per la produzione di olio. Sull'edilizia pesa invece una domanda che, tanto nella componente pubblica come in quella privata, resta ai minimi storici. Nell'industria, le dinamiche settoriali non mostrano sostanziali novità rispetto al quadro delineatosi nel corso degli ultimi anni. Le imprese dei comparti ad elevato contenuto tecnologico continuano a far registrare performance sostenute, grazie ancora una volta soprattutto alla crescita della farmaceutica. Alcuni segnali positivi provengono inoltre anche da alcuni sistemi locali "tradizionali"; segnali di tenuta vengono poi evidenziati dall'industria meccanica e dall'elettronica, mentre ancora pesante è la flessione del sistema-casa, con contrazioni di rilevo per i minerali non metalliferi ed il legno-arredo.
La graduale attenuazione della recessione si è tradotta, nel 2014, in un arresto della caduta dei fatturati aziendali, rimasti nel complesso stabili sui valori dell'anno precedente. Un nuovo arretramento caratterizza, invece, il fatturato delle imprese artigiane (-4,2%); le difficoltà dell'artigianato sono inoltre confermate anche dai saldi di nati-mortalità imprenditoriale, che restano negativi per circa 1.000 unità.
Nel corso del 2014 l'occupazione ha cessato di contrarsi, vi è stato anzi un leggerissimo aumento nel numero di occupati (520 unità in più). La dinamica sembrerebbe in ulteriore miglioramento nel 2015, dal momento che già nel primo trimestre si osserva un aumento degli occupati (+7 mila rispetto al medesimo trimestre dell'anno precedente) cui si associa una contestuale riduzione dei disoccupati (-10 mila, sempre su base tendenziale). Sempre nel primo trimestre del 2015 il saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente (indeterminato, determinato, somministrato e apprendistato), usualmente positivo in quanto in tale periodo dell'anno si addensano le assunzioni, risulta migliore (+33 mila unità) rispetto allo stesso periodo del 2014 (+30.000), risultando inoltre il valore più alto registrato dal 2009 in poi.
LE PREVISIONI PER IL 2015
L'attuale contesto economico internazionale sembra destinato a caratterizzarsi per un clima favorevole alla crescita toscana, anche se i fattori di instabilità sono tanti e crescenti. Ciò si dovrebbe tramutare in un incremento di PIL del +1,2%: si dovrebbe così materializzare quell'inversione di tendenza ormai attesa da più di tre anni. Le previsioni confermerebbero, anche nel 2015, una dinamica dell'economia toscana migliore di quella del resto del paese: anche nell'anno in corso il fattore trainante della ripresa è rappresentato dal mercato internazionale -in particolare per i vantaggi offerti dall'indebolimento dell'euro- ponendo ancora una volta la Toscana tra le regioni italiane più in grado di trarne vantaggio. Il risultato atteso, benché positivo, non è tuttavia ancora tale da far ritenere conclusa questa lunga fase critica, anche perché la crescita prevista sarebbe comunque tale da attenuare solo parzialmente le criticità presenti sul mercato del lavoro.
Un contributo positivo proverrà anche dalla domanda interna, ribaltando uno scenario che oramai durava da troppi anni. Riguardo alle singole componenti, si prevede che a cambiare sia soprattutto il volume dei consumi individuali, al buon andamento dei quali dovrebbe contribuire non solo l'aumento del reddito disponibile, ma anche -e forse soprattutto- la frenata dei prezzi che, consolidando quanto già accaduto nel 2014, accrescerà ulteriormente il potere d'acquisto delle famiglie.
Inoltre, dopo anni di pesanti cadute, il 2015 dovrebbe caratterizzarsi anche come il primo anno in cui non si replicherà il calo degli investimenti. Il contributo di questa componente alla formazione del PIL resterà probabilmente ancora nullo nel 2015 per manifestarsi nel 2016 quando si ritiene si siano, da un lato, ricostruiti i margini di profitto e, dall'altro, consolidate le aspettative positive circa la crescita della domanda. Le indagini sulle imprese confermano in effetti una maggiore diffusione dell'attività di investimento che - secondo le aspettative - dovrebbe ulteriormente rafforzarsi nel corso dell'anno anche grazie a condizioni di accesso al credito meno tese rispetto al recente passato.