Ma le piccole imprese non riescono ancora ad agganciare la ripresa
In base all'ultimo rapporto congiunturale sull'industria manifatturiera toscana, realizzato da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, si rileva finalmente una crescita positiva della produzione regionale nel terzo trimestre 2015, pari all'1,9% rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Si tratta del primo incremento dopo quindici variazioni consecutive di segno negativo, innescate dalla seconda ondata recessiva seguita alla crisi del 2008: l'ultimo aumento era stato infatti registrato nel terzo trimestre 2011, allorché la crescita aveva superato il 2%.
Sul balzo in avanti del manifatturiero regionale pesa in positivo la riattivazione del polo siderurgico livornese, al netto del quale la crescita toscana resta comunque positiva per quasi un punto percentuale. Si tratta però di una ripresa ancora circoscritta, dalla quale sono escluse molte imprese: la quota di aziende che hanno dichiarato una diminuzione tendenziale della produzione (pari al 30,5%) è infatti ancora leggermente superiore a quello delle imprese che si trovano in territorio positivo (29,8%), mentre il restante 39,7% si trova in una situazione di stazionarietà.
I segnali positivi provenienti dal fronte produttivo non si trasmettono inoltre all'andamento degli indicatori di domanda: sia per il fatturato (-0,1%) che per gli ordinativi (-0,3%) si arresta infatti la crescita rilevata nel secondo trimestre dell'anno, anche se resta positiva la componente estera (fatturato estero +2,3%, ordini esteri +1,2%). Tale battuta di arresto è comunque in gran parte determinata da eventi congiunturali verificatisi in singole realtà: sulla leggera flessione del fatturato incide, in particolare, la contrazione delle vendite del siderurgico, tuttora in atto nonostante la ripresa produttiva, mentre sul mancato recupero degli ordinativi pesa l'esaurirsi di un'importante commessa di macchinari.
Nonostante sui mercati mondiali prosegua il crollo dei prezzi delle materie prime (-26,8% l'all commodity price index del FMI espresso in euro), le imprese manifatturiere toscane continuano a ritoccare al rialzo i propri listini, approfittando del rasserenarsi delle prospettive per recuperare i margini deterioratisi negli anni passati: i prezzi alla produzione segnano infatti un incremento medio del +1,2% .
Il recupero produttivo è poi accompagnato da positivi segnali provenienti anche dal mercato del lavoro, con un dato occupazionale del +2,6% che conferma la crescita del trimestre precedente e che è a sua volta avvalorato da un vero e proprio crollo delle ore di Cassa Integrazione autorizzate (-58,2% la variazione su base annua).
La riduzione di quasi due punti percentuali registrata nel grado di utilizzo degli impianti (passato dal 78,7% del terzo trimestre 2014 al 76,8% del terzo trimestre 2015), pur in presenza della ripresa produttiva ed occupazionale di cui si è detto, lascia infine presupporre che si stia in parallelo verificando anche un processo di crescita dello stock di capitale investito, ipotesi che verrà verificata nel corso dell'indagine sull'ultimo trimestre del 2015.
Resta critica la situazione delle piccole imprese (da 10 a 49 addetti), che registrano contrazioni sia in termini di produzione (-0,7%) che di fatturato (-0,9%). Si assottiglia anche il portafoglio ordini (-0,5%), nonostante la moderata crescita degli ordinativi esteri (+0,6%). Continua pertanto a sorprendere, in un contesto che resta nel complesso negativo, la nuova crescita degli organici aziendali (+3,3%).
Le medie imprese (da 50 a 249 addetti) confermano invece, relativamente alla produzione, la crescita del trimestre precedente (+3,0%), ed accelerano la dinamica positiva del fatturato (+2,4%). In crescita anche l'occupazione (+1,1%), mentre il solo dato negativo è rappresentato dal calo degli ordinativi (-2,7%), in aumento solo nella componente estera (+1,9%).
Anche gli indicatori relativi alle grandi imprese (250 addetti e oltre) delineano infine uno scenario positivo, con un picco produttivo del +6,4%, sebbene per una corretta lettura dei dati sia opportuno tenere conto degli effetti della ripresa dell'attività dell'industria siderurgica livornese di cui si è detto in precedenza. Al netto di tale comparto, infatti, la crescita della produzione si ferma all'1,5%, mentre il fatturato passa dal -1,1% (al lordo del siderurgico) al +2,1%. In crescita gli ordinativi (+3,2%), sia nella componente interna (+4,7%) che in quella estera (+1,7%); rallenta il recupero occupazionale (+2,9%), dopo l'impennata della prima metà dell'anno.
In un quadro in complessivo miglioramento, persistono le difficoltà del sistema moda, in particolare per quanto riguarda i comparti dell'abbigliamento (-5,8%) e delle calzature (-4,2%), che nel trimestre sono i settori che subiscono le perdite più gravi; relativamente migliore la situazione delle imprese della concia-pelletteria, che contengono la contrazione entro il punto percentuale (-0,8%), mentre il tessile mette a frutto una crescita del +1,2%.
Nuovamente in difficoltà anche il legno e mobilio (-1,6%), dopo i risultati positivi della prima metà dell'anno che avevano interrotto la crisi pluriennale del settore, e la chimica-gomma-plastica (-0,8%), mentre prosegue la flessione per il comparto dei minerali non metalliferi (-2,4%).
Sta invece crescendo la produzione delle imprese dell'elettronica (+2,7%), della farmaceutica e della meccanica (entrambe +2,8%) e, soprattutto, quella del comparto alimentare (+6,3%) e dei metalli (+9,9%): quest'ultimo dato, come già anticipato, è trainato dalla ripartenza dell'attività del polo siderurgico livornese, al netto del quale la crescita si attesterebbe in realtà su un modestissimo +0,2%.
Dopo la battuta d'arresto del trimestre precedente torna a migliorare il clima di fiducia delle imprese: il relativo indicatore sintetico destagionalizzato, che raccoglie giudizi qualitativi sull'andamento atteso di produzione, domanda e occupazione, raggiunge nuovamente i 4 punti percentuali, crescendo di due punti rispetto a quanto registrato nella precedente rilevazione.
L'ottimismo degli imprenditori è rivolto in particolare alla domanda estera, il cui indicatore passa da +7 a +10. Più caute le aspettative relative all'evoluzione del mercato interno e dell'occupazione che, pur risultando in miglioramento, raggiungono a stento il pareggio tra previsioni di aumento e di diminuzione. Sale infine a +6 il saldo perequato tra coloro che si aspettano un aumento della produzione e coloro che ne prevedono invece una contrazione.
Scendendo nel dettaglio dei settori di attività economica si osserva che l'ottimismo relativamente alla produzione coinvolge quasi tutti i comparti, con le uniche eccezioni di pelli cuoio e calzature (-1) e legno e mobilio (-4), e raggiunge i 16 punti percentuali per meccanica e alimentari. Le aspettative sono rosee anche per elettronica e mezzi di trasporto (+15) e chimica e farmaceutica (+10). Saldi inferiori tra aumento e diminuzione, ma comunque positivi, si registrano per metalli (+7), minerali non metalliferi (+2) e tessile e abbigliamento (+1).