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  “I Trend Tecnologici nel settore della Nautica da Diporto. Metodologia di monitoraggio ”

Osservatorio Regionale Toscano sull'Artigianato

c o m u n i c a t o s t a m p a
 
"I TREND TECNOLOGICI NEL SETTORE DELLA NAUTICA DA DIPORTO"
Metodologia di monitoraggio
 
Firenze, 30 gennaio 2007 I trend tecnologici nel settore della nautica da diporto è il titolo dello studio curato dall'Osservatorio Regionale Toscano sull'Artigianato, e verrà presentato nell'ambito di Seatec a Marina di Carrara il prossimo 3 febbraio nel corso di un apposito convegno. Il progetto di ricerca è promosso da DINTEC (Società consortile tra Unione Italiana delle Camere di Commercio ed ENEA - Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, con l'obiettivo di ideare, progettare e attuare interventi sui temi dell'innovazione, della normativa tecnica e della qualità alle PMI), ed è  cofinanziato dall'Osservatorio Regionale Toscano sull'Artigianato e Unioncamere Toscana.
Lo studio ha lo scopo di fornire una ricostruzione completa delle tecnologie esistenti nel settore della nautica da diporto -nuove tecnologie, aree e centri di competenza a livello internazionale nei quali si sviluppa la tecnologia, interdipendenze tra settori/tecnologie diverse, etc.- e di individuare le opportunità e le minacce derivanti da tali cambiamenti.
Si tratta di un settore in cui esiste un'intelligenza collettiva dispersa sul territorio regionale, che mette in difficoltà chiunque voglia fornire una rappresentazione sistematica delle tendenze in atto nella dinamica tecnologica. Di fatto, esistono competenze anche sofisticatissime presso le grandi imprese, ma queste sono in genere orientate a proteggere proprio know how visti gli ingenti investimenti richiesti dall'attività di ricerca tecnologica, e dunque di difficile diffusione nel mondo delle piccole imprese operanti nel settore.
 
Il settore della nautica
Il settore della nautica è caratterizzato dalla presenza di pochissime aziende in grado di coprire l'intero ciclo produttivo, orientate alla realizzazione di imbarcazioni di grandi dimensioni (maxi yacht), e da un numero molto elevato di piccole e piccolissime imprese, specializzate solo in alcune fasi della filiera e che innovano in modo poco sistematico.
Nel settore della nautica vige un modello organizzativo di "artigianato tecnologico", nel quale si raggiungono capacità elevate al di fuori di circuiti codificati e sistematici di crescita della conoscenza tecnologica. Quasi inesistenti i rapporti con l'università, mentre risulta carente la presenza di personale ad elevata qualifica tecnica nelle misura in cui le forme di conoscenza vengono trasmesse attraverso lunghi periodi di apprendistato on-the-job, e dunque attraverso canali non formalizzati.
 
Metodologia e contenuti dello studio
Per mettere a disposizione una serie di strumenti conoscitivi altrimenti inaccessibili alle aziende del settore, si è sistematizzato il processo produttivo del settore nautico, creando sei grandi sottosistemi all'interno delle imbarcazioni da diporto (scafo, macchinari, automazione, interni, sistema velico, altro) ed individuando le ragioni principali che spingono un'impresa all'innovazione tecnologica, sia di prodotto che di processo. In sintesi, è emerso che:
A. Minacce competitive
Esistono minacce competitive provenienti dai cantieri dei paesi a più antica tradizione (Stati Uniti, Inghilterra, Olanda, ma anche Australia e Nuova Zelanda), caratterizzati da elevati livelli di tecnologia e personale con titoli di studio superiori, sebbene ancora oggi le imprese italiane abbiano una leadership incontrastata nella nautica da diporto, sia negli yacht che nella vela.
   B. Dinamica tecnologica
Ricerca e sviluppo si muovono nel mondo della nautica con una certa velocità, anche se ciò non avviene ancora in Italia con la necessaria rapidità. Ne è una testimonianza la netta crescita delle pubblicazioni tecniche avvenuta in tutti i settori nell'ultimo decennio.
C. Migrazioni tecnologiche e capacità di assorbimento delle risorse umane
L'avanzamento tecnologico principale, nel settore dell'industria navale, deriva dall'introduzione di soluzioni provenienti dal settore aeronautico. Esiste infatti una netta differenza tra imprese e gruppi tecnici orientati alla tecnologia navale tradizionale (a base meccanica e idraulica) e gruppi orientati invece alla tecnologia fluidodinamica, che origina dallo stesso bacino scientifico delle tecnologie aeronautiche.
I problemi tecnici di portata semplice, quali si trovano in barche non soggette a prestazioni estreme, sono risolvibili con tecnologie tradizionali e non pongono problemi di calcolo significativi. Al contrario, i problemi tecnici di punta (quali si trovano ad esempio nelle barche a vela per competizione, o nelle dragamine) richiedono necessariamente un approccio sistemico che combina il calcolo strutturale con il calcolo fluidodinamico, anche utilizzando sofisticati software.
D. Centri di competenza
I sistemi di lavorazione reputati strategici in termini tecnologici (Wireless, Infusion, Bonding) sono presidiati quasi sempre da università, centri di ricerca o imprese estere. In questi stessi ambiti, la presenza di università italiane è trascurabile e quella di imprese italiane assente, con l'eccezione di poche imprese leader.
 
Principali conclusioni
Dal rapporto dell'Osservatorio Regionale sull'Artigianato, relativo all'Industria della nautica, emerge in definitiva che:
  • la tecnologia corrente nella nautica da diporto può essere definita come "artigianato sofisticato". Le imprese hanno, tranne rare eccezioni, una organizzazione artigianale, con manodopera altamente qualificata ma ridotti organici tecnici di livello superiore. La presenza di strutture dedicate di ricerca e sviluppo è praticamente assente.
  • è forte la consapevolezza della necessità di far evolvere questo stato di cose verso un vero e proprio modello industriale, con imprese in grado di dominare le tecnologie di base e di pianificare a medio termine gli investimenti.
  • sebbene nel momento presente le imprese italiane abbiano una leadership incontrastata nella nautica da diporto, sia negli yacht che nella vela, esistono minacce competitive molto chiare provenienti dai cantieri dei paesi a più antica tradizione (Stati Uniti, Inghilterra, Olanda), tutti caratterizzati da elevati livelli di tecnologia e personale con titoli di studio superiori.
  • da questo punto di vista è urgente promuovere un processo accelerato di inserimento nelle imprese di competenze tecniche di livello più elevato (laurea in ingegneria), giocando su queste risorse come elemento di snodo per aprire nuovi e più intensi rapporti di collaborazione con le strutture universitarie.
  • l'analisi dei soggetti che presidiano le tecnologie esaminate nel presente Rapporto, grazie alle esistenti banche dati sulla letteratura tecnica (Wireless, Infusion, Bonding), fornisce una indicazione impressionante: si tratta quasi sempre di università, centri di ricerca o imprese estere. La presenza di università italiane è trascurabile e quella di imprese italiane assente, tranne alcuni casi di imprese leader.
  • in tutte le aree tecniche considerate si osserva una netta crescita delle pubblicazioni tecniche nell'ultimo decennio, a testimonianza di una turbolenza tecnologica significativa. Ciò indica che la ricerca e sviluppo si muove, nel mondo, con una certa velocità in questi settori, anche se la percezione del sistema industriale italiano è molto attutita e filtrata, a causa della centralità dei problemi produttivi di breve periodo rispetto a quelli strategici di tecnologia.
  • L'elaborazione di mappe della tecnologia, realizzate nello studio dell'Osservatori Regionale, si presta ad essere utilizzata in vario modo:
    • per favorire la discussione strutturata e organizzata con le imprese
    • per svolgere esercizi di posizionamento competitivo e di SWOT del sistema produttivo italiano
    • per guidare le decisioni pubbliche circa la creazione di centri di ricerca e di servizio alle imprese
  • La metodologia andrebbe estesa e replicata anche in altre aree, ma si ritiene che la priorità, in questa fase, sia quella di organizzare il feedback dell'esperienza presso le imprese, allo scopo di favorire la necessità strategica volta ad aumentare il contenuto tecnologico interno alle produzioni.
Info:
Unioncamere Toscana - Ufficio Studi
 
Uffici Stampa
 
COMMENTO DI PIERFRANCESCO PACINI
Presidente Unioncamere Toscana
 
"La ricerca evidenzia, se ce ne fosse ancora bisogno, le difficoltà che il sistema produttivo regionale ha di colloquiare e confrontarsi con il mondo accademico, anche in un caso specifico come quello qui analizzato. Nonostante a Pisa ci sia un'eccellente facoltà di ingegneria aeronautica ed aerospaziale, e che su tutto il territorio regionale siano diffusi centri di ricerca pubblici e privati che hanno competenze tali da poter aiutare il sistema produttivo, in particolar modo quello della nautica, si evidenzia una situazione di per sé deficitaria a livello nazionale e regionale nell'impostazione di politiche pubbliche di supporto al trasferimento tecnologico", ha commentato il presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini. "Lo sforzo che il Sistema Camerale può e deve fare è proprio quello di aiutare il trasferimento di tecnologia fra settori ed attori diversi del sistema innovativo regionale". "Si è pertanto lanciato un programma sperimentale, di cui la presente ricerca è parte costitutiva, per sviluppare una metodologia innovativa per la ricostruzione della frontiera tecnologica e l'individuazione delle migrazioni tecnologiche fra settori". "Nel caso della nautica il progetto ha visto la compartecipazione di Lucense (Lucca), che ha al suo attivo una notevole esperienza nelle metodologie di porta a porta tecnologico per le PMI (door-to-door) e che già nel 2004-2005 ha sviluppato un precedente studio sui trend tecnologici nel settore della carta. Esistono già dunque dei centri di eccellenza per il trasferimento tecnologico a livello di Sistema Camerale toscano (Lucense, ma anche Firenze Tecnologia): il nostro obiettivo è comunque quello di spingerci avanti nella realizzazione di ulteriori azioni a supporto di corrette ed efficaci politiche di innovazione".

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