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  II Rapporto sul Commercio - I risultati del monitoraggio dell’Osservatorio regionale sul commercio

 
C O M U N I C A T O S T A M P A
 
Una Toscana con tante piccole e medie imprese, circa 250.000, dedite al commercio, dove la crisi del settore si sente ma non mancano gli strumenti e le capacità per affrontarla, tanto che il 2006 fa finalmente registrare un risultato positivo: +0,5%. Queste alcune tessere del puzzle che rappresenta il mondo del commercio toscano che è stato tratteggiato il 20 febbraio scorso con la presentazione del II Rapporto sul commercio, il monitoraggio biennale realizzato da IRPET e Unioncamere nell'ambito del piano di lavoro dell'Osservatorio regionale sul commercio.
Il Rapporto prende in analisi il periodo 2005-2006 (anche se in alcuni casi si ha come riferimento un arco temporale più lungo) e, nonostante i segnali di ripresa arrivati nel 2006 (+0,5%), descrive una situazione di sofferenza dove la crisi (-0,6% di vendite nel 2005) si è fatta sentire in molte realtà imprenditoriali specializzate sia del comparto alimentare (registrato un calo del -13,2% del numero totale tra il giugno 2006 ed il giugno 2001), sia del non-alimentare (-3,7%). Nello stesso quinquennio crescono, invece, il tessuto delle imprese non specializzate (+11,7%) e la grande distribuzione (+13,6% nel periodo 2001-2005), che si discosta di un punto percentuale dalla media nazionale del +14,9%. Il numero delle imprese di commercio al dettaglio con sede fissa si mantiene elevato rispetto al numero degli abitanti (il rapporto è di 10,2 per 1000 abitanti) ed è in linea con il dato nazionale (10,1).
I costi dell'energia, quelli dell'intermediazione monetaria e finanziaria e quelli per i servizi alle imprese (pulizie, contabilità e amministrazione, sicurezza, pubblicità, ecc) rappresentano un pesante onere e nel complesso pesano per il 50% sui bilanci aziendali.
"Tra il 2005 ed il 2006 il quadro congiunturale delle vendite al dettaglio - ha detto il Presidente di Unioncamere Toscana, Pierfrancesco Pacini -  è andato finalmente migliorando, con risultati leggermente positivi dopo un lungo susseguirsi di valori negativi. La riprese economica del 2006 ha evidentemente avuto effetti positivi anche sui consumi, dopo la crisi iniziata nel 2001 e con l'introduzione dell'Euro.
A questo punto resta da vedere se la ripresa dei consumi riuscirà a rafforzarsi e consolidarsi con una ricaduta nel medio termine anche sulla distribuzione tradizionale la cui crisi si trascina con continuità da molti anni in termini di calo del numero complessivo delle imprese e delle vendite effettuate.
Abbiamo assistito ad un ad una sorta di "gioco a somma zero" fra distribuzione organizzata, in costante sviluppo, e commercio tradizionale, in continua contrazione.
Ricondurre totalmente le difficoltà del commercio tradizionale all'espansione della grande distribuzione sarebbe semplicistico e si ometterebbe di considerare come le radici dei mutamenti strutturali siano più ampie, riguardando il cambiamento delle abitudini delle famiglie toscane, dei tempi della "spesa", dei consumi domestici, dei processi di acquisto.
L'obiettivo comune al Sistema camerale, alla Regione, alle Associazioni di categoria ed agli altri soggetti interessati al settore, nel rispetto del potere di acquisto dei consumatori - ha detto infine il Presidente Pacini -  dovrà comunque essere quello della salvaguardia del patrimonio imprenditoriale delle piccole imprese del commercio, soprattutto laddove queste svolgono un ruolo insostituibile nella salvaguardia del tessuto sociale, nel presidio del territorio in aree periferiche ed in altre svantaggiate dalle condizioni logistiche".
Il Rapporto, oltre a fotografare lo stato di salute del settore commercio, ha anche scavato nelle abitudini dei consumatori, mostrando come le famiglie toscane si concentrino sulle spese per la casa (29,2%), l'alimentazione (18,3%), i trasporti (13%), anche se fattori apparentemente meno influenti, come ad esempio i costi per l'istruzione, risultano in proporzione in forte crescita (il valore rappresenta in termini assoluti lo 0,5% nel totale delle spese, ma ha visto un aumento dei prezzi del 3%, il doppio della media regionale complessiva del 2005 che è dell'1,5%). Dallo studio dei dati emerge come in Toscana sia in corso un processo di ristrutturazione del settore commerciale e che tra le diverse conseguenze che questo ha avuto ci sia stato anche un contenimento dell'inflazione, tanto che nel 2005 l'aumento dei prezzi al consumo (+1,5%) è stato, non solo basso in assoluto, ma anche inferiore alla media nazionale (+1,9%).

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