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  Osservatorio Artigianato Consuntivo 2005 - Artigianato toscano: ovunque il segno del meno

OSSERVATORIO ARTIGIANATO CONSUNTIVO 2005
 
Comunicato Stampa
 
 
ARTIGIANATO TOSCANO: OVUNQUE IL SEGNO DEL MENO
Una situazione omogenea in tutte le province. Calano fatturato e occupazione anche nei servizi.
 
 
Firenze 9 marzo 2006      Non ci sono segni di ripresa nell'artigianato toscano nel corso del 2005 (-4,4% il fatturato). La recessione colpisce in maniera omogenea tutte le voci ed ogni settore, con punte elevatissime nei servizi (-5,0%, 2005), nell'edilizia (-3,4%) e nella moda che, però, rallenta la propria velocità di caduta (-7,2%; -11,0%, 2004).
Lo conferma l'indagine congiunturale dell'Osservatorio Regionale Toscano sull'Artigianato, relativa all'anno 2005.
A livello di fatturato, i più penalizzati rimangono i comparti calzaturiero (-16,5%), tessile (-10,3%) e concia (-10,4%), insieme ai sub-settori orafo (-7,0%), vetro (-8,1%), ceramica (-11,3%) e lapideo (-8,0%). Riprende slancio la cantieristica (+6,3%), mentre la restante parte della meccanica continua a stentare. Soffrono, nell'edilizia, i lavori di completamento (-4,9%) e le installazioni di servizi (-4,3%). Le perdite sono più elevate per le microimprese (-7,2%), contenute per quelle sopra i nove addetti (- 2,4%).
La situazione appare uguale in tutti i territori. La provincia di Prato e l'area di Empoli restano quelle in maggiore difficoltà peggiorando rispetto al 2004 (fatturato -8,4% e -9,1%). Perdono di più dello scorso anno anche Livorno (-4,9%), Siena (-5,3%) e Massa Carrara (-3,8%).
Prosegue la fase critica dei distretti manifatturieri, in particolare per i settori di specializzazione di: Castelfiorentino (-18,9%, calzature-concia-pelletteria), Carrara (-13,8%, lapideo), Santa Croce (-11,0%, calzature-concia-pelletteria), Valdinievole (-11,5%, calzature-concia-pelletteria). Segni positivi solo nei distretti casentinese (+1,0%, abbigliamento-tessile-maglieria) e di Sinalunga (+1,5%, legno e mobili).
Il quadro non cambia se si parla di occupazione che arriva, nel 2005, ad un -0,9%, con perdite di addetti consistenti nel manifatturiero (-1,5%); significative nei serviziper la prima volta dal 2000 con il segno del meno (-0,6%); e stabili nell'edilizia (-0,3%; -1,5% nel 2004).
La perdita continua a riguardare soprattutto i dipendenti a tempo pieno (-2,8%) - rispetto ai quali persiste il fenomeno di sostituzione con forme di lavoro dipendente a tempo parziale (+11,1%) - ma non risparmia alcuna categoria di lavoratori (dipendenti -1,5%; indipendenti -0,5%).
I lavoratori diminuiscono in maniera significativa nelle aziende artigiane più strutturate (-1,9% con più di 6 addetti, -0,2% quelle da 1 a 5 addetti); a Prato (-2,1%), ma perdono anche empolese (-1,9%), province di Massa-Carrara (-1,5%), Pistoia e Pisa (entrambe -1,3%); e nei distretti di specializzazione (moda, orafo, mobile, cartario, lapideo).
Nel 2005 rallenta il tasso di sviluppo delle imprese artigiane toscane (+0,7 contro +1,4% del 2004) a causa del forte ridimensionamento del sistema manifatturiero e dei servizi, che scendono di quasi due punti percentuali.
Una nota positiva arriva dalla voce spesa per investimenti che mostra una ripresa sulla quota di imprenditori artigiani disposti ad investire (il 18,2%), con una propensione più elevata da parte delle imprese con più di 9 addetti.
 
Previsioni per il primo semestre 2006
Tra le imprese artigiane toscane s'intravede un recupero del clima di fiducia, nonostante le previsioni sul fatturato del primo semestre 2006 continuino ad attestarsi su livelli bassi (+1,5%).
Riprendono fiducia il settore della moda, anche quello della maglieria, e della metalmeccanica. A livello settoriale il clima di fiducia resta piuttosto basso nel calzaturiero nella ceramica e nel vetro. Previsioni più contratte si evidenziano nell'edilizia, mentre rimane forte il pessimismo nei servizi.
Migliorano, rispetto a sei mesi fa, le previsioni sull'occupazione, nonostante la presenza di saldi ancora negativi ma con un dato medio positivo (1,3% il saldo tra "ottimisti" e "pessimisti"); e, rispetto ad un anno fa, guadagnano le previsioni sugli investimenti con un 10,9% di imprese che ne prevedono un aumento.
 
Nota statistica
Le indagini congiunturali sull'artigianato toscano forniscono stime relativamente all'evoluzione del fatturato, degli addetti, del livello di attività, con un dettaglio settoriale e territoriale per 11 aree territoriali per 24 ambiti settoriali, per 12 distretti nonché per le 63 combinazioni di aree con classi di codici ATECO che individuano concentrazioni territoriali rilevanti di specializzazione produttiva, sebbene in tali ambiti le stime abbiano una modesta precisione. L'individuazione della popolazione obiettivo dell'indagine, della strategia campionaria e l'analisi della qualità dei dati rilevati è stata effettuata dall'Area Statistica della Regione Toscana. Il numero di imprese intervistate con il metodo C.A.T.I. tra il 10 gennaio ed il 3 febbraio 2006 è stato pari a 6.132.
 
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Per informazioni
Unioncamere Toscana
·    Ufficio Studi:
     Alberto Susini 0552772.209 - alberto.susini@tos.camcom.it
 
·    Ufficio Stampa
    Franco Natali 0552772205 - franco.natali@tos.camcom.i
    Maddalena Torricelli 055211828 - studio.torricelli@flashnet.it
 
 
Commento del Vice Presidente di Unioncamere Toscana
Luca Marco Rinfreschi
 
"I dati che oggi presentiamo nell'ambito dell'Osservatorio regionale sull'Artigianato evidenziano il protrarsi delle difficoltà dell'intero comparto. La dinamica imprenditoriale ci segnala una vera e propria selezione darwiniana in atto tanto nel manifatturiero quanto nei servizi. La piccola crescita nel numero di imprese risulta infatti trainata da un solo settore, quello edile, peraltro in rallentamento dal 2004. L'evoluzione congiunturale di fatturato e addetti evidenzia come all'interno dei vari settori la situazione più critica interessi il sistema moda, che più di tutti ha risentito della crisi persistente degli ultimi anni anche se il momento di difficoltà tende ad interessare sempre di più gli altri comparti come i servizi e l'edilizia. La crisi dell'artigianato, fortemente orientato tanto alla subfornitura quanto ad un mercato di sbocco principalmente locale, è quindi molto legato all'andamento non proprio brillante dell'industria regionale ma anche a una domanda interna molto fiacca. Anche dalla componente estera della domanda, molto importante per la nostra regione fortemente orientata al commercio estero, vengono segnali poco incoraggianti per le nostre produzioni.
La crisi nell'artigianato è quindi, a nostro avviso, ancora a carattere strutturale ed è quindi necessario intervenire per invertire la tendenza. Il rilancio parte innanzitutto da una ridefinizione delle strategie di medio-lungo periodo cui il sistema camerale intende dare il suo contributo. Anche le nostre piccole imprese artigiane hanno bisogno di sostegni strategici non soltanto di finanziamenti pubblici. Tra i progetti di Unioncamere Toscana che si muovono in questa direzione segnalo, oltre a quelli che si propongono di favorire l'innovazione ed il trasferimento tecnologico, anche quelli che mirano all'internazionalizzazione del sistema produttivo e al consolidamento delle imprese sui mercati esteri, obiettivo che ha come implicita conseguenza anche la necessità di riqualificare e rinnovare le strutture organizzative e le competenze imprenditoriali delle nostre aziende. Ovviamente non si tratta di promuovere singolarmente le nostre piccole imprese ma di favorirne l'aggregazione in base a progetti comuni.
Molto importante, a tale proposito, risulta essere il ruolo del sistema distrettuale. Non possiamo dimenticare che le imprese artigiane sono il cuore pulsante dei nostri distretti industriali, modelli di organizzazione fondamentali per il sistema paese e per la Toscana. Accogliamo quindi con interesse la costituzione della commissione governativa sui distretti che sarà presieduta da Marco Fortis. Non si deve però trattare di istituzionalizzare e regolamentare i distretti facendogli perdere la caratteristica di libera associazione di imprese ma soltanto di un iniziativa utile per sfruttare, all'interno di una linea progettuale condivisa, la possibilità di avere alcuni leve in più come, ad esempio, la possibilità di costituire fondi di investimento distrettuale in capitali di rischio o, ancora, di avere una tassazione di distretto. In ogni caso è importante cambiare le strategie e le mentalità: senza un cambiamento in questo senso la partita diviene molto più difficile".

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