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  La cooperazione in Toscana: orientata al terziario, diffusa sul territorio e strutturata

Comunicato Stampa
Firenze, 13 luglio 2006      A fine 2005 le imprese cooperative attive operanti in Italia sono oltre 70mila, circa l'1,4% dei circa 5 milioni di imprese attive iscritte nel Registro delle Imprese. In Toscana, secondo i dati dell'Albo delle Società cooperative, al gennaio 2006, sono iscritte complessivamente 3.882 cooperative, di cui 3.610 (93% sul totale) a mutualità prevalente e 253 (6,5%) a mutualità non prevalente.
Questa la prima immagine che emerge dall'analisi del sistema cooperativo regionale svolta da Unioncamere Toscana, Irpet e Settore Cooperazione della Regione Toscana con la proficua collaborazione delle Associazioni regionali delle Cooperative.
Dal 2002 a oggi, il sistema cooperativo sembra aver conosciuto una battuta d'arresto (-7,5%). Tale dinamica sembra riconducibile, almeno in parte, alle crescenti difficoltà che l'intero apparato economico-produttivo toscano ha attraversato a partire dal 2001, ma soprattutto alle modificazioni normative introdotte a livello nazionale con la riforma del diritto societario del 2003 (Decreto legislativo n. 6 del 17-01-2003, in attuazione della Legge n. 366 del 3-10-2001). La nuova normativa, che ha ridefinito e precisato l'identità stessa del movimento cooperativo e delle imprese che ne costituiscono il tessuto connettivo, ha portato indiscutibili vantaggi (ad esempio, nuove possibilità sotto l'aspetto finanziario e patrimoniale alle società cooperative), ma anche elementi di sfavore, quali le limitazioni ad alcune disposizioni agevolative pre-esistenti, soprattutto in campo previdenziale e fiscale, che hanno generato, anche a livello nazionale, un calo delle imprese registrate tra il 2002 ed il 2005 (-2,0%), dopo il sensibile incremento del quadriennio precedente (+11,1%). Non è da trascurare inoltre il fatto che, in alcuni casi, in vista delle novità legislative, si è ritenuta conveniente la fusione tra cooperative. Quindi, il calo numerico delle cooperative toscane riflette una fase di "aggiustamento" e di "assestamento" alle nuove condizioni determinate dalla normativa sopra richiamata. Si deve del resto sottolineare che a gennaio 2006, dall' iscrizione all'Albo delle Cooperative, la Toscana si confermava come la settima regione, per numero di cooperative, dopo Lombardia, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania ed Emilia Romagna.
Nell'attuale realtà delle cooperative toscane, i ricavi realizzati dalla totalità di queste imprese mostrano una dinamica più pronunciata rispetto alle altre società di capitali: mentre per le imprese non cooperative i ricavi, espressi a prezzi correnti, sono rimasti sostanzialmente stabili dal 2001 in avanti, per le imprese cooperative si è registrata una crescita media annuale di oltre 10 punti percentuali. Se da queste togliamo le cooperative di consumo, l'andamento risulta inferiore a quello dell'intero sistema economico regionale.
Fino all'esercizio 2001 (prima della riforma fiscale), l'incidenza delle imposte sul reddito pagate dalle società cooperative era inferiore rispetto all'incidenza delle imposte sul reddito pagate dalle altre imprese.
Negli esercizi 2002 e 2003, durante il periodo transitorio, mentre l'incidenza delle imposte sui bilanci delle imprese non cooperative rimane stabile, quella delle cooperative compie un balzo verso l'alto. Allo stato attuale, il prelievo fiscale sul reddito delle società cooperative e quello sul reddito delle imprese diverse dalle cooperative incide in uguale misura sul risultato netto di gestione.
Gli utili di esercizio realizzati seguono, invece, una dinamica diversa: nel confronto fra imprese cooperative e società di capitali non cooperative, che costituiscono la parte più dinamica del sistema regionale, le performance delle imprese cooperative risultano inferiori.
Nell'ultimo anno le performance medie delle imprese cooperative esistenti sono state migliori di quelle attive dal 1997; se questo dato dovesse essere confermato anche per gli anni successivi, allora questo potrebbe significare, da un lato, che il saldo tra imprese divenute inattive e le nuove imprese attive ha portato un contributo positivo al sistema regionale nel suo complesso, e dall'altro, che le imprese meno efficienti, marginali quindi, hanno lasciato spazio a quelle più solide, che si sono sviluppate per competere sul mercato alle nuove condizioni che si sono venute a creare dall'inizio del decennio, anche attraverso nuovi processi di crescita extra-aziendale: fusioni, incorporazioni, consorzi, etc.
In questo quadro, le cooperative con utili positivi hanno alcune caratteristiche comuni, che possono essere individuate come fattori determinanti dei rendimenti raggiunti: la maggiore dimensione d'impresa (in termini di risorse umane, capitale, volume di affari), la maggiore attenzione alla qualità dell'occupazione e alla sua remunerazione. Viceversa, le cooperative che hanno realizzato perdite sono accomunate dalle maggiori difficoltà nel reperire fonti di finanziamento e dalle maggiori dilazioni subite nella riscossione dei crediti.
Caratterizza le cooperative toscane anche un processo di qualificazione delle realtà esistenti, di un settore fortemente orientato al terziario, diffuso sul territorio e mediamente più strutturato, con un alto numero di addetti per impresa. Più di 67mila, infatti, le unità che si stimano impegnate nel settore; di queste il 70% è concentrato nel settore dei servizi professionali alle imprese, nella sanità e assistenza sociale, nei trasporti e nel commercio. Le cooperative inoltre hanno dimensioni maggiori rispetto al resto delle imprese: mediamente impiegano 20 addetti, contro i poco più di 3 addetti delle altre.
Nella distribuzione del numero di imprese per classe di addetti si hanno tra 0 e 5 addetti oltre il 90% delle imprese non cooperative, ma meno della metà delle imprese cooperative; parallelamente, oltre un terzo delle cooperative ha più di 20 addetti, percentuale che per il totale delle imprese scende sotto ai 5 punti percentuali. Un divario dimensionale che è ancora più evidente nella distribuzione degli addetti; oltre tre quarti degli addetti operano, infatti, in imprese con più di venti addetti, per le imprese non cooperative questa quota è inferiore al 30%.
Ma, quali sono le categorie economiche in cui sono impegnate? Limitando le considerazioni a quelle a mutualità prevalente, si tratta soprattutto di cooperative di produzione e lavoro (1.072 unità, il 29,7% del totale regionale), categoria seguita dalle cooperative edilizie ed abitative (748), dalle "altre" cooperative (597) e dalle cooperative sociali (522). Quasi un quarto di queste sono concentrate sul territorio della provincia di Firenze (896 unità, 23,2% del totale); le altre sono ripartite su Lucca e
Prato, secondo percentuali intorno all'11,5%, e tra Grosseto (8,8%), Arezzo (8,4%), Livorno (8,2%) e Pisa (7,7%). Rispetto allo scorso anno si evidenziano crescite, rispettivamente dello 0,8% e 0,9%, soltanto per le aree di Firenze e Prato, mentre Lucca e Massa Carrara registrano quote ridotte, rispettivamente, dello 0,9% e dell'1,3%.
Allo stesso modo anche a livello settoriale, i comparti economici maggiormente sottoposti al processo di "aggiustamento" indotto dal nuovo assetto normativo, alle aggregazioni e fusioni, sono risultati il commercio sofferente a livello regionale non solo per il comparto cooperativo (-18,5% nel 2005 rispetto al 2001), così come i servizi alle imprese-informatica (-15,2%), l'industria (-11,3%) e l'agricoltura (-10,0%). Mentre invece sono in costante sviluppo i segmenti imprenditoriali, quali le attività legate alla sanità e all'istruzione (ben +35,4% cooperative registrate nel 2005 rispetto al 2001) e quelle ricettive e della ristorazione collegate al turismo (+13,9%), la cui positiva dinamica è fra l'altro proseguita nel corso di tutto il 2005.
 
 
 
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