L'intervento di Enrico Ciabatti
Aprendo i lavori del convegno, nel corso del quale l'Osservatorio sui bilanci delle società di capitale ha presentato il Rapporto 2002 - 2006, Enrico Ciabatti - Vicesegretario di Unioncamere Toscana ha detto:
"I risultati dell'indagine che oggi presentiamo, relativi all'andamento delle società di capitale toscane nel quinquennio 2002-2006, si inserisce nell'ambito dell'Osservatorio Regionale sui Bilanci, giunto ormai alla terza annualità. Si tratta di una iniziativa che, sotto il coordinamento dell'Unione Regionale, vede coinvolte le Camere di Commercio della Toscana, e che nel corso dei prossimi mesi vedrà la presentazione e la diffusione, in occasione di specifici eventi sul territorio, di rapporti dettagliati di analisi che approfondiranno le dinamiche locali.
Con questa terza esperienza si consolida ulteriormente la collaborazione, avviata a partire dal 2006, fra l'Ufficio Studi di Unioncamere Toscana ed il Dipartimento di Scienze Aziendali della Facoltà di Economia dell'Università di Firenze che, grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Francesco Giunta, ha contribuito alla impostazione metodologica ed alla realizzazione dell'Osservatorio. Anche in virtù dell'esperienza acquisita con le due precedenti annualità, l'indagine è stata pertanto affinata sia metodologicamente che operativamente, consentendo di disporre di un "Osservatorio" per molti versi originale ed in grado di "fotografare", ad un buon livello di dettaglio, non soltanto le performance, i punti di forza e le possibili criticità delle imprese locali, ma anche l'evoluzione di alcuni aspetti delle relative strategie organizzative e gestionali.
La realizzazione di rapporti di analisi sui bilanci delle imprese rappresenta un importante contributo conoscitivo nel tentativo di interpretare le dinamiche in atto nell'economia regionale e nel monitorare l'andamento economico-produttivo delle imprese, valorizzando a tal fine il vasto patrimonio informativo contenuto negli archivi disponibili presso il sistema camerale.
Si tratta inoltre di un giacimento di informazioni di non facile impiego: la semplice lettura dei documenti che costituiscono il bilancio d'esercizio, infatti, non è di per sé sufficiente, e gli analisti devono rielaborarne i dati e interpretarli preordinando un sistema di indicatori rilevanti. Occorre infine ricordare che, con l'introduzione dei nuovi accordi interbancari definiti di "Basilea 2", il valore informativo dei dati aziendali ha assunto un'importanza che fino a qualche anno fa non aveva, in conseguenza di un processo che comporta l'utilizzo di maggiore trasparenza e completezza nella comunicazione delle informazioni aziendali da parte delle imprese.
Come detto, Unioncamere Toscana dedica quindi l'iniziativa odierna alla presentazione dei risultati della terza annualità dell'indagine condotta sui bilanci delle imprese toscane. In particolare, il rapporto che oggi presentiamo si è incentrato sull'analisi degli andamenti economico-finanziari risultanti dai bilanci di esercizio delle società di capitali che, nel periodo 2002-2006 (quelli relativi al 2007 sono infatti ancora in fase di deposito), hanno registrato ricavi superiori ai 500mila euro.
Dall'indagine sono escluse soltanto le attività del settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria che, per la particolare natura dell'attività svolta e la struttura dei relativi schemi contabili, si è ritenuto opportuno tener fuori dall'analisi: dal punto di vista settoriale, pertanto, l'Osservatorio comprende i bilanci di società agricole, industriali e di servizi, assicurando una ampia copertura sotto il profilo in questione.
Al fine di realizzare un'analisi dell'andamento dei bilanci delle società di capitale che tenga conto anche delle diverse traiettorie tecnologiche settoriali, si è ripresa la nota proposta di classificazione settoriale di Pavitt (1984) in relazione alle caratteristiche tecnologiche dei settori di attività economica appartenenti all'industria, e dunque ai meccanismi di diffusione dell'innovazione sul territorio. Tale classificazione è stata inoltre estesa anche al terziario attraverso la tassonomia sviluppata da Van Ark et al. (2003), nell'ambito del progetto olandese SIID (Structural Provision of Information on Innovation and Services), successivamente ripresa ed adottata dalla Commissione Europea.
Sottolineo, tuttavia, che questo Osservatorio concentra la propria attenzione su un segmento particolarmente qualificato dell'imprenditoria regionale, quello delle società di capitale, nella misura in cui tale forma giuridica risulta di gran lunga la più dinamica all'interno del panorama imprenditoriale toscano. Nel periodo 2002-06, la numerosità delle società di capitale è infatti cresciuta di ben il 21,7%, a fronte di una dinamica imprenditoriale del +1,3% per le restanti forme giuridiche. Grazie a quasi 15 mila società di capitali aggiuntive, sul totale delle imprese registrate è quindi aumentata significativamente nel quinquennio, passando dal 17,2% del 2002 al 19,9% nel 2006.
Per quello che qui più interessa, soprattutto, la forte crescita delle società di capitale può essere interpretata come un segnale di come il nostro sistema economico-produttivo abbia cercato di reagire alle difficoltà attraversate nel corso degli ultimi anni, anche mediante processi di ristrutturazione organizzativa e gestionale in grado di mettere le imprese in condizione di fronteggiare le nuove sfide legate alle crescenti difficoltà provenienti dalla nuova concorrenza internazionale.
Degno di nota è del resto il fatto che la diffusione delle società di capitali sia avvenuta in un contesto di generalizzata stagnazione dell'economia toscana, oltre che per quella nazionale.
La ripresa cui abbiamo assistito nel corso del biennio 2006-07 pone infatti degli interrogativi in relazione ai fattori che ne sono alla base ed alla sua sostenibilità nel tempo. Se da un lato sembrano del tutto inappropriati toni trionfalistici, è altresì vero che il recupero attualmente osservato sembra avere spiegazioni più complesse rispetto a quelle di natura strettamente congiunturale, essendo riconducibili ai profondi processi di selezione e ristrutturazione organizzativa che, a seguito di una dura selezione competitiva, hanno interessato il tessuto imprenditoriale toscano nel corso degli ultimi anni.
Crescono infatti le analisi che mettono in luce come una più intensa adozione di innovazioni di prodotto e di processo richieda, prima ancora di una modificazione della specializzazione regionale verso settori a più alto contenuto tecnologico, un vero e proprio rinnovamento delle formule imprenditoriali fin qui adottate a livello nazionale e regionale.
La crisi che ha investito l'intero sistema economico nazionale dalla fine del 2001 alla metà del 2005 non ha risparmiato neanche i bilanci delle società di capitali toscane, che hanno visto ridursi a livello aggregato sia i ricavi che il valore aggiunto ed il ROI. Proprio a partire dal 2005 si è assistito però ad un recupero delle performance che si è poi consolidato durante il 2006, nel corso del quale il tasso di variazione dei ricavi ha segnato un +6,2%, il valore aggiunto è cresciuto del 6,4%, ed il ROI, ovvero il rendimento degli investimenti operativi, è passato al 7,3% dal 6,5% dell'anno precedente.
Del periodo di stagnazione hanno risentito soprattutto le micro imprese (ricavi compresi fra 500 mila e 2 milioni di Euro) che hanno mostrato pesanti perdite (ricavi -21% fra il 2001 e il 2005), mentre le grandi imprese (ricavi maggiori di 10 milioni di euro) sono state in grado, nonostante alcune lievi difficoltà rilevate nel 2003, di sviluppare la loro attività in termini di ricavi, cresciuti del 4% nel biennio 2004-2005 e passati poi ad un +8,1% nel 2006; un andamento similare si è rilevato per il valore aggiunto, anche se con tassi di crescita lievemente inferiori.
Un comportamento analogo ha caratterizzato le medie imprese (ricavi da 5 a 10 milioni di euro), che si sono collocate su livelli di sviluppo di poco inferiori a quelli delle grandi, mentre le piccole (ricavi da 2 a 5 milioni di euro) hanno sofferto maggiormente il periodo di crisi, mostrando successivamente una complessiva stabilità nei livelli di fatturato e valore aggiunto, per poi tornare a crescere nel corso del 2006. Tale andamento risulta infine accentuato per le micro imprese (ricavi da 500 mila a 2 milioni di euro), per le quali i risultati economici sono tornati in positivo soltanto a partire dal 2005.
Gli ultimi anni si confermano come un periodo nel quale il ruolo svolto dalla grande e dalla media impresa all'interno dell'economia toscana è uscito rafforzato: l'emergere di alcune difficoltà insite nella piccola dimensione hanno comunque determinato la necessità di ri-articolarne la struttura economica attorno ad una molteplicità e ad una maggiore varietà di forme organizzative.
A livello settoriale, l'analisi evidenzia inoltre come il periodo di difficoltà attraversato dall'economia regionale abbia interessato trasversalmente tutti i macrosettori economici. L'agricoltura, da un lato, ha risentito in maniera sensibile dell'altalenante andamento climatico del periodo, con oscillazioni annuali del valore aggiunto abbastanza evidenti ed una tendenziale diminuzione del rendimento dell'attività caratteristica, anch'esso peraltro altalenante. L'industria invece, pur vivendo una fase di più accentuata difficoltà nel periodo analizzato (valore aggiunto a -3,8% nel 2003), ha mostrato a partire dal 2004 un arresto nella caduta dei principali indicatori reddituali, per poi mostrare nel 2006 una buona crescita di ricavi delle vendite (+5,9%) e del valore aggiunto (+7,6%).
Anche il settore dei servizi ha mostrato segnali di difficoltà nel corso del biennio 2003-2004, con ricavi e valore aggiunto in graduale diminuzione nel periodo, per poi tornare a crescere significativamente nel 2005 e nel 2006 (ricavi +6,4%; v.a. +5,6%). La redditività delle vendite (ROS), invece, dopo aver toccato un minimo nel 2005 (6,2%), è tornata a crescere solamente nel corso del 2006 (7,0%). Il carattere trasversale delle difficoltà attraversate dai diversi settori economici, per quanto differenziate nell'intensità, avvalorano pertanto tutte quelle analisi che in misura crescente, nel corso degli ultimi anni, hanno teso a leggere in maniera "sistemica" la crisi di competitività che ha caratterizzato l'economia toscana, sottolineando come questa sia in sostanza riconducibile non soltanto alle attività manifatturiere, maggiormente esposte alla concorrenza internazionale, ma anche a quelle del terziario.
Queste, in breve, alcune linee guida emerse dalla ricerca, che fra breve il Prof. Giunta illustrerà comunque in maggior dettaglio. Mi auguro, per concludere, che questa indagine possa offrire elementi di riflessione e di spunto anche per la programmazione economica regionale, costituendo altresì un supporto all'attività che le Camere di Commercio svolgono a sostegno delle economie locali e per la promozione delle imprese del proprio territorio".