Riduzione graduale del diritto annuale in tre anni
Costerà almeno 40 milioni di Euro solo in Toscana il decreto che taglia i diritti al Sistema camerale e di questi ben 10 saranno a carico della sola Camera di Firenze. Questo è il conto della riforma del Governo presentato nei giorni scorsi dal Vicepresidente di Unioncamere Toscana Stefano Morandi nel corso di un'intervista.
Visti i numeri e le proiezioni è chiaro che a questo punto tutto il Sistema delle Camere di Commercio è in fibrillazione: la riforma prevede il taglio del 50% degli oneri contributivi da parte delle aziende, ma non chiarisce che fine farà il know how professionale acquisito nel tempo e soprattutto come saranno organizzati i servizi, il rischio reale è che le aziende paghino sì la metà di prima, ma che i servizi messi a loro disposizione risultino essere molti meno.
E' chiaro quindi che sulla strada della semplificazione amministrativa che finora è stata costellata da molti annunci e pochi risultati e per rispondere alla domanda che ci chiede di risparmiare, ma con la volontà di mantenere inalterato lo standard dei servizi offerti, urge una profonda razionalizzazione del Sistema camerale italiano che preveda, fra l'altro, accorpamenti di Camere di Commercio, Unioni regionali ed Aziende speciali, l'introduzione di costi standard (in grado da soli di portare risparmi a regime pari a 300 milioni di euro su base nazionale), la riduzione del numero dei consiglieri. Insomma, Le Camere di Commercio sono favorevoli alle politiche di efficientamento e razionalizzazione del loro Sistema ma è importante che ciò sia preceduto dalla definizione delle funzioni che dovranno svolgere le Camere di Commercio, che hanno finora rappresentato uno strumento fondamentale per il sostegno e lo sviluppo delle economie locali.
Questa in sintesi la proposta avanzata dal Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, in occasione dell'audizione di Unioncamere svoltasi l'8 luglio scorso davanti alla I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati sul cosiddetto "Decreto P.A.".
Nel corso del suo intervento il Presidente Dardanello ha puntualizzato come lo Stato assegni alle Camere di Commercio tutta una serie crescente di compiti che vanno dalla tenuta del Registro delle imprese a quelli dei protesti e dei gestori ambientali, al rilascio di firma digitale e delle carte tachigrafiche, alla gestione di oltre 3200 Suap (Sportello unico per le attività produttive) su delega dei comuni, alla gestione delle Borse merci, alla metrologia, alla sicurezza dei prodotti, alla ricezione delle domande per marchi e brevetti, allo sviluppo delle infrastrutture locali, al supporto per l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese ed altro ancora. Senza contare che la legge di stabilità per il 2014 impegna le Camere di commercio a finanziare i Confidi per almeno 70 milioni l'anno per il prossimo triennio. A ciò va aggiunto che le Camere versano al bilancio dello Stato circa 80 milioni annui fra risparmi di spesa ed imposte e che sostengono direttamente le spese delle attività sanzionatorie delegate dallo Stato (circa 15 milioni di euro annui)".
Nel corso dell'audizione sono stati segnalati ai parlamentari, fra l'altro, gli effetti negativi sul Pil e sull'occupazione della proposta di taglio del 50% del diritto versato dalle aziende per l'iscrizione al Registro delle imprese. Se la norma introdotta con il decreto non verrà modificata in Parlamento, infatti, a fronte di un risparmio pari a circa 5 euro al mese per impresa, al netto delle tasse, l'effetto recessivo conseguente alla riduzione dei finanziamenti diretti delle Camere di commercio alle aziende e al territorio nel 2015 potrebbe valere 2,5 miliardi in meno di Pil.
Sul fronte occupazionale, Unioncamere ha poi sottolineato che "tra personale pubblico a tempo indeterminato e personale con contratto privatistico delle strutture di Sistema si determinerebbe un potenziale esubero pari a circa 2.600 unità", almeno metà delle quali dovrebbe essere riallocata con oneri a carico dello Stato, come già avvenuto in altre occasioni per realtà simili.
In considerazione di tali effetti, Unioncamere ha proposto di rendere graduale, e quindi sostenibile per le Camere di Commercio d'Italia la riduzione delle entrate dal diritto annuale. La gradualità, ha spiegato Ferruccio Dardanello, consentirebbe di realizzare "l'imminente riorganizzazione dell'intero Sistema camerale che potrà così giungere, nell'arco di tre anni, al risultato atteso del dimezzamento del diritto annuale dovuto dalle imprese" (corrispondente a circa 63 euro per impresa in media all'anno).
Nel corso dell'audizione, il Presidente Dardanello ha infine ricordato le numerose testimonianze a sostegno dell'azione delle Camere di Commercio inviate da diverse centinaia di imprese all'attenzione del Governo nel corso del sondaggio avviato dall'esecutivo in vista della riforma della Pubblica Amministrazione.