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  Annuario Statistico Regionale - Economia, società, ambiente, cultura: la fotografia della Toscana nel 2010

 

c o m u n i c a t o s t a m p a 

 

 

Economia, società, ambiente, cultura: la fotografia della Toscana
Pubblicato il terzo Annuario Statistico Regionale: 560 tavole organizzate in 24 capitoli tematici
 

 

Firenze, 14 novembre 2011 - Una regione meno densamente popolata della media italiana - conta oltre 3 milioni e 700mila abitanti- con una significativa presenza di stranieri (quasi uno su dieci abitanti) e un'elevata percentuale di anziani (il 23% degli abitanti ha più di 65 anni). Con oltre l'11% di laureati, una buona offerta e un discreto consumo di cultura, la Toscana si caratterizza anche per una sempre maggiore attenzione all'ambiente come testimonia la diminuzione della quantità di rifiuti pro - capite. Una regione che vede un recupero dell'industria manifatturiera, ma perde ancora nel tessuto artigianale e si affida prevalentemente alla domanda internazionale, con un peso crescente degli scambi con il continente asiatico. Una regione, infine, dove l'occupazione diminuisce, il ricorso alla cassa integrazione straordinaria aumenta e il divario fra uomini e donne nel mondo del lavoro resta pesante.

 

Ecco a grandi linee la fotografia della Regione Toscana che si ritrova nella terza edizione dell'Annuario Statistico Regionale pubblicato dalla stessa Regione, insieme a Istat e Unioncamere Toscana, e consultabile sui siti istituzionali di Istat (www.istat.it), Regione Toscana (www.regione.toscana.it) e Unioncamere Toscana (www.starnet.unioncamere.it).

 

A seguire i numeri più rilevanti dell'Annuario, suddivisi per i diversi settori.

 

Ambiente e territorio

 

La Toscana, con 162 abitanti per chilometro quadrato, è meno densamente popolata rispetto alla media nazionale (200 abitanti per chilometro quadrato). Nelle zone altimetriche di montagna, che rappresentano un quarto del territorio, la densità abitativa scende a 89 abitanti per km2, mentre si attesta su valori prossimi alla media complessiva nelle zone collinari (161), che costituiscono oltre il 66% del territorio toscano, e sale a 389 ab/km2 nelle zone pianeggianti (che tuttavia sono una piccola parte della superficie complessiva (8,4%) pur raccogliendo il 20,1% della popolazione regionale totale).

La Toscana, con il suo 38,7% del territorio ricoperto da foreste (a fronte del 22,8% nazionale), è una regione molto boscosa: la quota di superficie (16,2% del territorio regionale) inclusa nelle zone speciali di conservazione che costituiscono la rete ecologica Natura 2000 - istituita dall'Unione Europea per la conservazione della biodiversità- è tuttavia inferiore alla media nazionale (20,6%). Nel 2009 il territorio toscano è stato colpito da 549 incendi, per lo più dolosi (64,1%), che hanno danneggiato 1.407 ettari di superficie boscata.

La produzione di rifiuti urbani procapite continua a ridursi (-3,1%) scendendo nel 2009 a 663 chilogrammi per abitante: sono infatti diminuiti i rifiuti indifferenziati pro-capite (-5,5%) grazie all'incremento della raccolta differenziata, che ha raggiunto il 38,6% della produzione totale di rifiuti urbani.

 

 

Struttura e dinamica demografica

 

I residenti in Toscana sono, alla fine del 2009, 3.730.130, con un incremento di 22.312 persone rispetto all'anno precedente, grazie al positivo saldo migratorio (+32.042) che compensa il crescente divario tra nascite e morti (-9.730). La popolazione toscana cresce complessivamente ad un tasso annuo (+0,6%) leggermente più elevato di quello nazionale, anche se il tasso di crescita naturale è in leggero calo(-0,3%). Nel 2009 tornano in particolare a diminuire le nascite (32.380 nati vivi) dopo l'incremento degli anni precedenti (dai 31.390 nati vivi del 2005 ai 33.610 del 2008).

Gli stranieri residenti sono 338.746, pari al 9,1% della popolazione residente complessiva; si tratta per la maggior parte di europei (30,7% dall'Unione europea e 28,8% dall'Europa centro-orientale), e in misura minore di asiatici (18,3%) e africani (14,9%). Nel 2009 il ritmo di crescita degli stranieri (+9,4%) ha segnato un rallentamento rispetto agli anni passati, sia per effetto della crisi economica che per l'attenuarsi delle conseguenze dell'allargamento dell'Unione Europea avvenuto nel 2007.

Gli indici di struttura della popolazione toscana delineano l'immagine di una regione con una forte presenza di anziani, con un indice di vecchiaia - il rapporto percentuale tra gli anziani di 65 anni e più e i giovani con meno di 15- pari a 184,1; tale indice, sia pure in diminuzione dall'anno precedente (185,9), resta nettamente più elevato rispetto al dato nazionale (144,0). La speranza di vita alla nascita è pari a 79,6 anni per gli uomini e 84,5 per le donne, a fronte dei corrispondenti indici nazionali di 78,9 per gli uomini e 84,1 per le donne.

I giovani tra i 15 e i 24 anni rappresentano l'8,5% della popolazione in Toscana, una quota inferiore a quella italiana (10,1%) ma con una dinamica positiva negli ultimi anni: essi sono passati da 316.828 al 1° gennaio 2009 a 318.474 l'anno successivo, con un tasso di variazione annuo (+0,5%) in linea con il complesso della popolazione e superiore all'analogo dato nazionale, in leggero calo (-0,2%).

Il tasso di fecondità - numero medio di figli per donna- si attesta su valori inferiori alla media nazionale (1,41), scendendo nel 2009 a 1,35 dopo il massimo toccato nel 2008 (1,39), mentre l'età media al parto delle donne toscane si è stabilizzata sui 31,4 anni, dato in linea con i valori medi nazionali (31,2).

Nel corso del 2009 sono stati celebrati in Toscana 13.873 matrimoni, 1.210 in meno rispetto all'anno precedente; il tasso di nuzialità -matrimoni per mille abitanti- è passato da 4,1 a 3,7. Oltre la metà delle coppie (52,9%) opta per il rito civile, mentre nel resto d'Italia (37,2%) e nelle regioni del Centro (44,1%) il modello tradizionale di matrimonio resta la scelta più diffusa. Oltre un quarto delle coppie è composto da almeno uno straniero (25,4%), un'incidenza nettamente superiore a quella nazionale (13,9%), segno evidente dell'evoluzione dei costumi e dei cambiamenti sociali che interessano il territorio toscano.

 

Istruzione e cultura

 

I laureati rappresentano l'11,2% della popolazione con oltre 15 anni, una quota che è tornata a crescere nel 2010 dopo la battuta di arresto dell'anno precedente. La quota di diplomati, invece, è cresciuta ininterrottamente dal 2004, arrivando a rappresentare, nel 2010, il 28,0% degli over-quindicenni Mentre per i titoli di studio più elevati si allinea al dato nazionale, la Toscana se ne discosta per l'incidenza dei cittadini con la sola licenza elementare, che superano un quarto della popolazione con oltre 15 anni (26,4%), circa 3 punti percentuali in più del dato nazionale (23,3%); il 30,1% dei cittadini non è andato oltre la licenza media e il 4,3% è in possesso di diploma di 2/3 anni.

Sono soprattutto i giovani di sesso maschile ad abbandonare prematuramente gli studi (popolazione fra i 18 e i 24 anni con al più la licenza media e che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative superiori ai due anni), probabilmente attratti da opportunità di lavoro anche senza titolo di studio: il tasso di abbandono è pari al 23,4% fra i maschi, mentre sono maggiormente propense a proseguire gli studi le ragazze, tra le quali tale indicatore scende al 10,9%.

Le statistiche culturali dipingono il quadro di una popolazione regionale più interessata ai prodotti editoriali rispetto alla media italiana e un territorio dotato di 2,5 biblioteche per 10.000 abitanti -a fronte del 2,1 nazionale- e di 591 musei aperti. Le persone con più di sei anni che hanno letto almeno un libro nel 2009, in aumento rispetto all'anno precedente, raggiungono il 50%, un dato nettamente migliore del corrispondente valore nazionale (45,1%). L'accessibilità di notizie e informazioni di attualità tramite Internet ha invece esercitato un'influenza negativa sulla diffusione dei quotidiani cartacei, che sono scesi nel 2009 da 13,3 a 11,1 copie per 100 abitanti (valore comunque superiore al dato nazionale di 9,3).

La quota di persone che hanno visitato musei e mostre è passata dal 30,5% del 2008 al 32,2% del 2009, (28,8% il corrispondente dato nazionale). E' diminuita invece la quota di persone che nell'ultimo anno sono andate a teatro (20,4%), forma di svago che in Toscana risulta essere meno diffusa che a livello nazionale (21,5%). In calo anche la quota di persone che sono state al cinema (52,2%), che tuttavia rimane più elevata della media italiana (49,6%). Per quanto riguarda infine gli spettacoli musicali, ai concerti di musica classica, frequentati nel 2009 dal 9,9% dei toscani -una quota in diminuzione rispetto all'anno precedente (11,6%)- i toscani preferiscono altri concerti (17,7% a fronte del 16,4% dell'anno precedente).

 

 

Economia

 

Nel corso dell'anno 2010 l'industria manifatturiera è tornata in terreno positivo, anche se con una ripresa timida e incerta, segnando un incremento del fatturato (+5,2%) nettamente insufficiente a recuperare la capacità produttiva persa nel 2009 (-17,0%). Il fatturato delle imprese artigiane segna invece un'ulteriore perdita (-6,2%), che si aggiunge alla pesante contrazione del 2009 (-15,4%) e al susseguirsi dei risultati negativi accumulati negli anni precedenti.

Nel complesso, tuttavia, la Toscana ha saputo cogliere la ripresa della domanda internazionale, conseguendo -dopo la drammatica caduta del 2009- un incremento del valore delle esportazioni di oltre il 15% nel 2010, in linea con la dinamica nazionale. La crescita della domanda estera è stata trainata dalle vendite verso i Paesi Europei (+19,0%), che rappresentano la maggioranza delle esportazioni toscane (62,6%), mentre è più contenuta la dinamica dell'export verso America e Asia (entrambe circa +12%), Africa (+11,1%) e Oceania (-25,5%). I paesi asiatici, incidendo per il 18,5% sul valore delle esportazioni toscane, costituiscono dal 2006 la seconda area di destinazione dell'export toscano, dopo l'Europa e prima di America (11,8%), Africa (6,0%) ed Oceania (1,1%).

Le importazioni, dopo la brusca frenata del 2009 (-19,5%), hanno sperimentato nel 2010 un deciso recupero (+25,8%), con incrementi consistenti soprattutto per le merci provenienti da America (+46,4%) e Asia (+36,7%): più contenuto, ma comunque in netta crescita, è inoltre l'andamento per le merci provenienti dai Paesi Europei (+22,5%). È soprattutto sul fronte dell'import che si notano negli ultimi anni i maggiori cambiamenti rispetto all'area geografica di provenienza delle merci: il continente europeo ha infatti perso progressivamente peso (dal 63,4% del 2006 al 56,0% del 2010) a beneficio soprattutto di Asia (dal 21,4% al 25,7%) ed Americhe (dal 9,2% al 13,9%).

Negli ultimi anni, anche in conseguenza della ridefinizione geografica degli scambi commerciali in entrata ed in uscita dal territorio regionale, sono emersi alcuni segnali di cambiamento per ciò che riguarda il sistema logistico di riferimento: il trasporto marittimo, che costituisce il vettore più utilizzato per gli scambi con l'estero, sta infatti assumendo un'importanza crescente, a scapito soprattutto della movimentazione di merci su gomma e del trasporto ferroviario. Dal 2006 al 2010, infatti, la quantità di merci esportate via mare è passata dal 61,0% al 72,7% del totale, mentre la quota di esportazioni su gomma è scesa dal 35,7% al 25,7%: ancora più drastico il ridimensionamento del trasporto ferroviario (passato dal 2,7% allo 0,7% nello stesso periodo di riferimento), superato nel 2010 dal trasporto aereo (in crescita dallo 0,6% del 2006 allo 0,8%). Dall'analisi delle importazioni, ancora in termini di quantità scambiate, emerge un ruolo ancora più rilevante del trasporto marittimo, che costituisce la modalità di ingresso dell'87,7% delle merci; il trasporto via strada è utilizzato per l'11,1% delle merci importate, mentre rete ferroviaria (1,0%) ed aereo (0,2%) rappresentano vettori logistici residuali.

La crisi degli ultimi anni non sembra comunque aver eroso la consistenza numerica dell'universo imprenditoriale, costituito al 31 dicembre 2010 da 417.021 imprese per un tasso di crescita del +1,2%. Dietro tale risultato si cela tuttavia una profonda divaricazione tra la dinamica delle forme giuridiche più strutturate e quella delle imprese più piccole: mentre società di capitali e altre forme giuridiche -prevalentemente consorzi e cooperative- proseguono la loro crescita a ritmo sostenuto (+3,3%), è stagnante la dinamica di società di persone (+0,1%) e imprese individuali (+0,7%).

 

 

Mercato del lavoro

 

Se nel 2009 gli effetti della crisi sul mercato del lavoro erano stati attutiti dall'azione degli ammortizzatori sociali, nel 2010 gli occupati toscani si sono invece ridotti dell'1,0%, a causa dell'emorragia di 34 mila posti di lavoro dell'industria in senso stretto (-10,3%) che gli incrementi di agricoltura (+4,2%) e servizi (+0,6%) non sono riusciti a compensare.

Il tasso di disoccupazione (6,1%) è salito così di quasi due punti percentuali rispetto al dato pre-crisi (4,3% nel 2007): i giovani tra i 15 e i 24 anni hanno pagato un prezzo drammaticamente elevato, con un tasso di disoccupazione giovanile che dal 13,7% del 2007 è balzato al 23,1%. Il divario tra tasso di occupazione maschile (73,3%) e femminile (54,5%) è ancora lontano dall'essere colmato; nonostante il maggior livello di istruzione, la popolazione femminile continua ad incontrare maggiori difficoltà all'ingresso nel mercato del lavoro.

Nel 2010, le imprese hanno continuato a fare un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, ed in particolare alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (+144% le ore autorizzate rispetto al 2009) e in deroga (+351%). In tale contesto, la riduzione del 36% del ricorso alla Gestione Ordinaria non può essere interpretata in modo univocamente positivo, essendo in molti casi imputabile all'impossibilità di continuare a usufruire di tale tipologia di intervento a causa del superamento dei limiti di utilizzo previsti dalla legislazione in materia. Il passaggio da ordinaria a straordinaria/in deroga testimonia inoltre più diffuse situazioni di crisi aziendale, e un crescente stock di lavoratori che rischiano di essere espulsi dal mercato del lavoro.

 

 

 

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