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  5a Giornata dell'Economia

 

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Firenze, 9 maggio 2007      L'andamento della demografia imprenditoriale della Toscana, tra il 2000 e il 2006, mostra vivacità, pur caratterizzato da un periodo di crisi pluriennale che ha avuto il suo culmine tra il 2003 e il 2004.

Il sistema è comunque cresciuto, in presenza di un elevato livello di nati-mortalità e dunque un certo grado di ricambio imprenditoriale che ha determinato una ristrutturazione e una ricomposizione degli equilibri settoriali. In linea con l'andamento nazionale, il quadro regionale ha evidenziato una riduzione di unità, forte e costante, nel settore agricolo, un incremento significativo nei settori costruzioni, immobiliare, servizi alle imprese, una contrazione del peso del manifatturiero.
In questi sei anni, i valori demografici sono stati costanti mostrando elevati tassi di turnover in alcuni territori, determinati da riduzioni nei tassi di natalità di impresa già a partire dal 2001, nelle province di Pisa, Arezzo, Massa Carrara, seguite poi, nel periodo di culmine della crisi da Firenze, Siena e Livorno, da incrementi consistenti nel numero di imprese entrate in liquidazione. Gli anni di crisi congiunturale in alcuni territori hanno visto un tasso di ingresso in liquidazione ben oltre il dato medio nazionale: analogamente al fenomeno di riduzione della natalità d'impresa, questo ha infatti mostrato un andamento in crescita già a partire dal 2001 in tutti i territori provinciali, assumendo tuttavia negli anni 2003-2004 una intensità maggiore nelle province di Firenze (+1,8%), Pistoia (+2,1%, +2,0%), Livorno e Prato (1,5%).
Con fisiologico ritardo rispetto all'andamento del ciclo economico, il tasso dei fallimenti aumenta nel 2000 e nel 2005, colpendo soprattutto Prato, Firenze, Arezzo, Pistoia, Siena. Il continuo flusso di entrata in fallimento negli ultimi anni, accompagnato dal flusso delle entrate in liquidazione, spinge a non ritenere che il processo di selezione non sia del tutto esaurito con i primi segnali di ripresa congiunturale.
Le vere nuove imprese: in crescita
Sul fronte della natalità, nel periodo 2002-2004 in tutte le province, salvo Prato, oltre la metà delle iscrizioni ai registri camerali sono state di vere nuove imprese, cioè non derivate da processi di trasformazione, scorporo, acquisizione o filiazione di imprese pre-esistenti. Il dato mostra come la quota di vere nuove imprese rispetto al totale delle imprese iscritte tenda ovunque a consolidarsi, con particolare riferimento alle province di Pisa (56,3% del totale iscrizioni, con una quota in crescita del 5,3%) Grosseto (56,7% con una quota in crescita del 3,6%), e Massa Carrara (55,6% e +2,8%). Si differenzia la provincia di Prato con una prevalenza, nell'ambito delle nuove iscrizioni, di fenomeni legati alla gestione straordinaria di imprese preesistenti (50,7% dei casi seppure con una quota in diminuzione nel periodo considerato); il dato relativo alle nuove iscrizioni derivanti da processi di trasformazione, scorporo, separazione, filiazione di impresa, seppure evidenzi una perdita di importanza negli anni considerati, si riferisce, in quei territori che presentano tassi di natalità tendenzialmente stabili o in crescita, ad un flusso più consistente di nuove iscrizioni derivanti da fenomeni di ristrutturazione del tessuto imprenditoriale locale.
I settori: perde il manifatturiero, crescono di peso costruzioni e immobiliare
L'elevato turnover imprenditoriale - per effetto combinato dei flussi di entrata in liquidazione e fallimento, e della natalità d'impresa - ha determinato, durante il periodo di crisi pluriennale attraversato dal sistema economico regionale, fenomeni di modificazione qualitativa nelle tipologie settoriali che porta in Toscana, tra il 2001 e il 2004, ad una riduzione dell'importanza del comparto manifatturiero.
In particolare, tra il 2001 e il 2004, si riduce il peso dell'industria in senso stretto (manifatturiero, estrazione di minerali, produzione di energia elettrica, gas ed acqua) in rapporto all'economia toscana, a livello di unità locali attive (dal 17,1% al 15,7%) e di addetti (dal 34% al 30,3%), in misura più accentuata rispetto alla media nazionale. La perdita di importanza del settore manifatturiero ha prevalentemente interessato le province di Prato (- 2,5% nella quota di unità locali, - 4% nella quota dei relativi addetti), Pistoia (-2% e -4,4%), Pisa (-1,8% e -4,8%), Arezzo (-1,6% e -4,4%) e Firenze (-1,4% e -3,5%): la provincia di Massa Carrara registra una contrazione solo nella quota dell'occupazione (- 2,4%).
L'effetto di ricomposizione settoriale dovuto alla natalità d'impresa ha determinato, a livello nazionale e regionale, un incremento del peso del settore costruzioni nell'economia regionale di oltre un punto percentuale, in termini di unità locali e dello 0,8% in termini di occupazione. Il fenomeno è particolarmente significativo nelle province di Siena (+1,9% le unità locali attive, +0,6% la quota di addetti sul totale provinciale), Arezzo (+1,4% e +0,9), Pistoia (+1,3% e +1,2) e Pisa (+1,3% e +1%). Fatta esclusione per le ultime due province non si sono notati effetti significativi della variazione del peso delle unità locali sulla struttura occupazionale, verosimilmente a causa della altrettanto ridotta dimensione delle imprese del settore in termini di numero di addetti. Crescono d'importanza in modo piuttosto evidente i settori attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese (la quota passa, a livello regionale, dal 19,7% al 21,7% in termini di unità locali di imprese attive, e dal 12,8% al 14,1% in termini di occupazione), interessando in particolare le province di Pisa (+2,5% su unità locali +2,1% addetti) e Firenze (+2,1% e +1,6%).
Le dimensioni: le piccole imprese aumentano la dimensione media. Diminuisce la quota di imprese fra 10 e 49 addetti. Stabili le più grandi.
I cambiamenti strutturali osservati nella composizione settoriale delle imprese toscane, risultano meno evidenti con riferimento alla struttura imprenditoriale ed occupazionale osservata dal punto di vista delle dimensioni di impresa.
Nel periodo considerato (2001-2004), si mostra in crescita la quota delle unità locali di imprese con 2-9 addetti (+0,3%), a spese delle fasce medie (-0,2% per le imprese della fascia 10-19 addetti; -0,1% per quelle con 20-49 addetti). Sebbene su questo dato sembri influire il già menzionato ridimensionamento del sistema manifatturiero, si osserva una crescita della quota di unità locali di impresa con 1 addetto, soprattutto nei territori distrettuali. La quota occupazionale è in lieve aumento nelle imprese con 1 addetto, in particolare a Prato (+0,7%), Firenze e Pisa (+0,6%), cresce in modo più che proporzionale nella fascia immediatamente superiore (a livello regionale, +1% per le imprese tra 2 e 9 addetti), diminuisce nelle fasce intermedie mentre rimane stabile nelle imprese oltre i 50, pur contenendo al suo interno diminuzioni nelle province di Siena (-1,3%), Firenze, (-0,7%), Lucca (-0,3%), Prato (-0,1%) ed aumenti nel resto delle province, con punte dell'1,6% in provincia di Grosseto, dell'1,4% in provincia di Arezzo, dell'1,2% in provincia di Pistoia.
I distretti industriali
Il numero di unità locali manifatturiere continua a crescere nei distretti di Bibbiena (beni per la casa +0,6%), Empoli (tessile e abbigliamento +0,4%), Arezzo (oreficeria/strumenti musicali, +0,3%), Castelfiorentino (pelli, cuoio e calzature, +0,3%); rimane stabile nel distretto di S. Croce sull'Arno, e subisce delle diminuzioni negli altri territori. Il fenomeno della perdita di peso delle unità locali manifatturiere si accompagna ad una riduzione ben più forte della quota di unità locali riferite alle "Altre attività", ed è attribuibile in buona parte al forte ridimensionamento del settore agricolo. Nel 2004, e rispetto al 2001, si osserva una forte crescita del numero di unità locali del settore costruzioni nei distretti di Castelfiorentino, Bibbiena, Poggibonsi e Sinalunga e dei settori attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese nei distretti delle province di Arezzo e Pistoia. Con riferimento ai settori trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (servizi di stretto ausilio all'industria manifatturiera distrettuale), si osserva una stabilità nel numero di unità locali che suggerisce un quadro in trasformazione con relativa stabilità delle attività imprenditoriali tipiche.
La conferma arriva anche dai dati sull'occupazione dove a fronte di un quadro di sostanziale tenuta dei territori con riferimento al comparto manifatturiero, (che mostra per il totale dei distretti industriali un incremento della quota di occupazione dal 39,3% al 40,8%) si osservano incrementi più accentuati (per il totale dei distretti la quota passa dal 7,4% del 2001 al 9,6% del 2004); gli incrementi più consistenti a Castelfiorentino (+4,2%) Bibbiena (+3,4%), Sinalunga (+2,9%). In forte contrazione prevedibilmente le quote occupazionali nel settore considerato residuale (altre attività), per cui una delle spiegazioni può essere prevedibilmente l'effetto del ridimensionamento osservato nel settore agricolo.
I fenomeni di attrazione e delocalizzazione
Nel periodo 2001-2004, si accentuano i fenomeni di delocalizzazione (crescita del numero di dipendenti fuori provincia di imprese con sede nel territorio provinciale) in territori caratterizzati tradizionalmente dalla presenza di imprese di dimensione media maggiore (Siena, Firenze, Livorno, Arezzo, Pisa, Lucca) si assiste per contro ad una crescita, maggiormente evidente nei territori distrettuali, del numero di dipendenti di unità locali con sede fuori dal territorio provinciale, sebbene tale fenomeno non rivesta ancora un peso tale da far ritenere che esistano massicci fenomeni di delocalizzazione nei nostri territori.

 

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