c o m u n i c a t o s t a m p a
UNA NUOVA FASE PER L'ECONOMIA TOSCANA
Le "medie" imprese nel futuro regionale: queste le previsioni di IRPET ed Unioncamere Toscana dopo un attenta valutazione della ripresa del 2006 e delle stime sul 2007/2008.
FIRENZE, 28 giugno 2007
+ 1,7% nel 2006: questa la crescita del PIL toscano, già evidenziata da più parti, stimata costante anche per il 2007 ed in lieve calo per il 2008 (+1,5%), dovuto all'atteso rallentamento dell'economia USA e ad un ulteriore rivalutazione dell'euro. Una ripresa, quella della nostra regione, trainata dal mercato internazionale, dalle esportazioni di beni e servizi, dalla spesa turistica e dagli investimenti.
Una ripresa interessante soprattutto perché frutto di processi di ristrutturazione, affrontati da parte del sistema produttivo regionale per ritrovare competitività. Una ristrutturazione, fra il 2000 e il 2006, che ha condotto talvolta anche alla chiusura di imprese (nell'industria manifatturiera, il saldo netto fra iscrizioni e cessazioni ha determinato una diminuzione di quasi 2.600 imprese) e al ridimensionamento di alcuni settori (tessile -3.172, legno-mobili -814, concia-calzature -469, lavorazione minerali non metalliferi -288, oreficeria -103), ma che nel complesso non ha prodotto significativi ridimensionamenti del settore industriale. Infatti, al ridotto numero di imprese, non corrisponde un calo nelle unità locali (diminuite solo di 192 unità, pari al -0,2%), a testimonianza di un probabile processo di aggregazione (le imprese plurilocalizzate sono cresciute del 23,8% fra il 2000 e il 2005, le monolocalizzate sono siminuite del 5,5%) sempre evocato in passato come un obiettivo importante per l'economia della nostra regione; anche l'occupazione dell'industria mostra, nel complesso, una tenuta, evidenziando soprattutto miglioramenti nella qualità dei profili professionali richiesti dalle imprese. Per completare il quadro, al ridimensionamento dell'industria della moda e rafforzamento di quella meccanica (+729 imprese), è necessario aggiungere anche la crescita di presenze nel settore turistico (+7,6%), nonostante il calo della spesa pro capite giornaliera.
Pur in presenza di ripresa, però, le difficoltà strutturali, che riguardano l'Italia così come la Toscana, non sono del tutto superate.
Da un lato, infatti, gli oneri che derivano da un eccessivo debito pubblico rappresentano ancora una pesante zavorra per l'economia dell'intero paese. Gli effetti sulla Toscana di questo comportamento non sono dissimili da quelli del resto del paese, anche se la Toscana più di altre regioni è specializzata nella produzione di beni di consumo e quindi più sensibile alla evoluzione dei consumi nazionali e regionali. (il 36% del valore aggiunto del manifatturiero toscano riguarda beni di consumo, contro il 22% delle altre regioni del Nord Est italiano).
Dall'altro lato la forte e addirittura crescente dipendenza dall'esterno attenua gli effetti moltiplicativi di una eventuale ripresa della domanda finale; il fatto che la Toscana, nonostante le profonde trasformazioni di questi anni, sia ancora molto orientata verso la produzione di beni di consumo tradizionali fa sì che quando i consumi toscani e nazionali crescono, nelle comunicazioni (soprattutto telefonia +6,2%), nell'elettronica, negli autoveicoli (+1,9%) gli effetti sull'economia regionale siano molto più modesti di quelli sulle importazioni. Infatti a fronte di un aumento della domanda finale nel complesso rilevante, l'aumento del PIL regionale è stato appena dell'1,7%; le importazioni sono invece aumentate del 4,9% dall'estero e del 2,3% dalle altre regioni. In altre parole oltre la metà dell'aumento della domanda finale -più precisamente il 54%- è andata ad alimentare nuove importazioni piuttosto che nuova produzione regionale.
In sintesi una crescita modesta, quella attuale, ma che visti i deficit strutturali della nostra economia, deve considerarsi ugualmente un obiettivo importante specie se il processo di ristrutturazione avviato continuerà estendendosi magari anche ai settori ad oggi più marginalmente coinvolti.
Il Punto di vista di Pierfrancesco Pacini - Presidente di Unioncamere Toscana
"Se il 2005 era stato archiviato come un ulteriore anno di difficoltà per la produzione toscana, il 2006 segna finalmente un certo recupero. Il quadro economico oggi presentato evidenzia che, malgrado si tratti di un solo anno dopo un lungo periodo di stagnazione, sembra sia scongiurato il paventato declino del nostro sistema produttivo.
Questo in virtù del fatto che dal 2001 è stato portato avanti un processo di ristrutturazione complessiva del sistema economico regionale, dal quale sta scaturendo un forte recupero, frutto in buona parte del contributo dell'industria manifatturiera ed anche dell'artigianato manifatturiero; settori che gli osservatori davano, negli ultimi anni, a rischio di declino, ma che invece si confermano posizionati al centro della scena economica regionale come propulsori dello sviluppo. Ruolo che, anche negli anni più difficili, noi abbiamo sempre ribadito.
D'altra parte la forte competizione dei paesi a basso costo, ha determinato una scrematura delle imprese meno efficienti soprattutto in alcuni segmenti dei tradizionali settori di specializzazione regionale, o lo spostamento di queste produzioni su fasce qualitative più elevate, dove l'aggressione dei nuovi "competitor" è meno sentita.
Accanto al settore manifatturiero c'è poi da considerare il forte contributo dato dal turismo, che già nel 2005 aveva indicato un'inversione di tendenza e che nel 2006 ha segnato un'ottima performance.
Sono stati anni in cui il mondo imprenditoriale toscano, o per lo meno una parte di esso, ha mostrato di saper intraprendere la strada del cambiamento, adeguandosi al nuovo scenario competitivo ed è corretto ritenere che il ritorno alla crescita che oggi registriamo, sia il frutto della strada fin qui percorsa".