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  Rapporto sull'Economia in Toscana - Consuntivo 2009 ed aspettative 2010/2011

 

 

c o m u n i c a t o s t a m p a

 

 

Una Toscana più competitiva per agganciare la ripresa

 Presentato il rapporto Irpet - Unioncamere Toscana. La ripresa, più forte nel 2011, passa dall'export, ma è indispensabile un aumento della produttività. La disoccupazione continuerà a crescere

 

Firenze, 22 giugno 2010              Nel 2009 la crisi internazionale ha colpito la Toscana principalmente sul fronte delle esportazioni che, dopo una riduzione del 5,9% nel 2008, sono ulteriormente diminuite del 14,1%. Questa caduta ha comportato di conseguenza un netto calo degli investimenti, diminuiti del 13,6%. Ma la fase recessiva ha colpito pesantemente anche i consumi delle famiglie (il reddito disponibile è calato del 2,4%), quelli dei residenti ed ancor più quelli dei turisti: nel complesso, i consumi interni sono diminuiti del 2,1%, più che in Italia.

Dal punto di vista settoriale le difficoltà, pur estese alla maggior parte dei comparti, si sono concentrate soprattutto sull'industria ed in modo particolare su quella manifatturiera che, nel 2009, ha visto un calo della produzione di oltre il 17%, con punte particolarmente gravi per i comparti della moda e della meccanica nei quali i cali produttivi hanno superato il 20%. Il settore delle costruzioni, dopo un biennio di contrazione della propria attività, ha ulteriormente aggravato la propria posizione realizzando un calo del 7%. Anche per l'agricoltura il 2009 è stato un anno negativo con un calo della produzione lorda del 9,6%, determinato congiuntamente dalla riduzione delle quantità prodotte e dalla diminuzione dei prezzi.

La diffusione della crisi al mercato interno ha colpito anche il terziario. Sono soprattutto i servizi market ad avere avvertito le conseguenze più pesanti del calo della domanda interna, in modo particolare il commercio che vede una riduzione della propria produzione di oltre il 9%.

Una ripresa trainata dall'export.

La tanto agognata ripresa dovrebbe affacciarsi anche per la Toscana nel 2010, seppur con una crescita davvero modesta (+0,6%). In realtà il 2010 potrebbe configurarsi solo come l'anno in cui si arresta la recessione, dopo una caduta del pil che nel 2009 ha raggiunto il 5%, mentre per una ripresa davvero tangibile dovremo probabilmente aspettare il 2011. Certamente ciò che accadrà di qui a tre anni dipenderà anche da come i governi imposteranno la exit strategy dalla crisi, visto che gli interventi pubblici attuati fino ad ora sono andati ad aggravare il debito pubblico. L'ipotesi più probabile è quella di una crescita che si attesti intorno all' 1,2-1,3% nei prossimi 3-4 anni, per poi calare al di sotto dell'1% negli anni successivi.

Su questo scenario gia di per sé non esaltante, si sono addensate le nubi dovute al rischio default della Grecia e di altri paesi dell'area euro. Lo spettro di un contagio della situazione greca, unito alle drastiche misure di risanamento dei conti pubblici messe in atto dai governi europei, portano a pensare che lo scenario fin'ora descritto sia ancora troppo ottimistico; di certo la ripresa dovrà poggiare sulla capacità di esportare più che sulla domanda interna.

Il nuovo ciclo espansivo della domanda mondiale coinvolgerà anche le esportazioni della Toscana, in particolare il comparto manifatturiero che tornerà finalmente a crescere. Più lenta sarà invece la ripresa del settore edilizio che solo nel 2012 potrebbe tornare in terreno positivo (+0,3%).

Seppure su ritmi piuttosto contenuti, anche il terziario market vedrà dei miglioramenti, mentre per i servizi non market (pubblici) si prevede una sostanziale stagnazione a causa delle ferree politiche di controllo della spesa.

Il mercato del lavoro continuerà a soffrire.

E' noto come la caduta della produzione abbia pesantemente colpito la domanda di lavoro. Tuttavia, anche una volta superata la crisi, sarà difficile un ritorno ai livelli occupazionali del 2007 prima di qualche anno. Perché se è vero che la ripresa potrà essere trainata dalle esportazioni, queste saranno legate ad un recupero di competitività del sistema produttivo attraverso un aumento di produttività non solo dell'intera filiera esportatrice, ma anche del sistema pubblico e privato nel suo complesso. La domanda di input di lavoro, si è ridotta di circa 35 mila unità nel 2009 e potrebbe perderne altre 35 mila nel corso del 2010, giungendo complessivamente a circa 80 mila unità di lavoro in meno dai massimi del 2007. A questo si aggiunga che, nonostante il massiccio ricorso alla cassa integrazione, la disoccupazione potrebbe superare la soglia del 7% già entro il 2010.

Le strategie di crescita.

Per agganciare le nostre esportazioni alla crescita globale il nostro commercio con l'estero dovrà inserirsi nei nuovi mercati in espansione dell'Asia e dell'America Latina, nei quali le imprese toscane troveranno una concorrenza aspra e crescente. Anche per questi motivi appare urgente un ritorno alla crescita della produttività del lavoro e del capitale, privilegiando le attività ad alto valore aggiunto.

L'importanza del settore manifatturiero.

La necessità primaria è quella di attivare per la Toscana un percorso di rafforzamento del settore manifatturiero, attraverso la rimozione di vincoli burocratici, favorendo la nascita di nuove imprese e la crescita di quelle esistenti che possa fare da volano anche alla crescita della parte più avanzata del terziario.


Logo di Unioncamere Toscana

 

Il Punto di Vista di Pierfrancesco Pacini - Presidente di Unioncamere Toscana

 

"Le indagini congiunturali condotte da Unioncamere Toscana sul territorio regionale -dichiara il Presidente Pacini- hanno segnalato forti arretramenti nel corso del 2009: -17,0% il fatturato del settore industriale, -15,4% quello dell'artigianato, -10,0% quello delle micro imprese non artigiane, -3,9% le vendite del commercio al dettaglio in sede fissa: il pil regionale è così diminuito di circa il 5% rispetto al 2008. A soffrire di più sono stati i settori che hanno una maggiore apertura verso i mercati esteri, ma i segni negativi non hanno comunque precedenti per intensità un po' per tutti i settori.

L'eredità che il 2009 lascia al 2010 è dunque molto pesante, ma va evidenziato che anche in Toscana, dopo la caduta verticale della prima parte dell'anno, si è assistito ad una fase di rallentamento e di successivo assestamento degli indicatori. I primi mesi di quest'anno, grazie al recupero della domanda mondiale, stanno dando un'importante boccata d'ossigeno al sistema produttivo regionale.

Dobbiamo inoltre evidenziare che non tutte le imprese sono uguali di fronte alla crisi: le rilevazioni da noi condotte mostrano che le aziende che stanno reagendo meglio sono quelle che operano sui mercati esteri, quelle collocate più a valle della filiera, quelle che sono in grado di integrare funzioni, attività e relazioni di maggiore prossimità col mercato finale, che hanno la capacità di spostare il proprio baricentro competitivo sull'utilizzo delle nuove tecnologie, che basano la propria capacità di offerta su attività ad alta intensità di conoscenza -anche codificata- e sul conseguente impiego di skills professionali di livello superiore.

La forte variabilità che si rileva tra le performance aziendali in relazione al diverso grado di internazionalizzazione, alla maggiore vicinanza ai mercati, al contenuto tecnologico delle produzioni, assieme al mutamento di destinazione delle nostre esportazioni, deve fra l'altro essere presa in considerazione anche per definire le più opportune strategie di intervento. A questo proposito, occorre lavorare ad un profondo rinnovamento del modello di sviluppo regionale, tema certamente non nuovo dell'agenda politica ma che la crisi ha reso ancora più urgente. Se abbiamo certamente il dovere di preservare i caratteri che possono continuare a rappresentare -anche per il futuro- gli elementi fondanti del nostro sistema socio-economico, è altrettanto necessario dare impulso ed accompagnare nuove dinamiche e nuovi percorsi di crescita."

 

 

 

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