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  Indagine congiunturale trimestrale Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana - I trimestre 2013

 

 

 

c o m u n i c a t o s t a m p a

 

Indagine congiunturale trimestrale Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana
Ancora "in rosso" i conti del manifatturiero nel I trimestre 2013
Il prolungarsi della crisi inizia a produrre ripercussioni sui livelli degli organici aziendali

 

 

Firenze, 12 luglio 2013

 

La flessione produttiva resta profonda

 

L'indagine sulle imprese manifatturiere toscane, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana nei primi tre mesi dell'anno, mostra il permanere di condizioni critiche per il sistema manifatturiero regionale. Solo le medie imprese (50-249 addetti) hanno dato maggiore prova di resistenza, con un calo della produzione contenuto (-1,6%) rispetto a un quadro complessivo che vede le piccole e le grandi imprese accusare rispettivamente un calo del 6,3% e del 5,3%.

 

La fase recessiva innescatasi a fine 2011 - pur non eguagliando la prima ondata della crisi per ampiezza della caduta - rischia di raggiungerla per durata: si tratta, infatti, della sesta contrazione consecutiva (erano state otto nel biennio 2008-2009); e non s'intravedono in Toscana, come nel resto d'Italia, segnali che preannuncino l'avvio della ripresa. La crisi sta imperversando su un sistema produttivo fiaccato dalla precedente recessione e dalle persistenti difficoltà sul fronte dell'accesso al credito; e molte imprese, che finora avevano mantenuto i livelli occupazionali, stanno iniziando a intervenire sugli organici.

 

 

Deboli gli indicatori di domanda. Si riducono a livello aggregato i livelli occupazionali

 

La maggior parte degli indicatori mostra un sistema manifatturiero in affanno, nel quale gli unici spunti positivi vengono ancora una volta dalla domanda estera, pure in rallentamento.

 

L'anno 2013 è iniziato con un calo del fatturato del 5,6% (nel corso del 2012, si era registrata una variazione media del -4,9%). Le vendite all'estero si sono mantenute in terreno positivo, ma la debole crescita registrata sui mercati esteri, che scende al +1,0% dal +1,4% del precedente trimestre, non riesce ad arginare il crollo della domanda interna.

La debolezza della domanda si riflette sulla dinamica dei prezzi alla produzione, particolarmente contenuta (+0,4%) nel tentativo di difendere le quote di mercato acquisite.

 

Gli indicatori anticipatori del ciclo non preannunciano alcuna svolta di tendenza: il portafoglio ordini delle imprese subisce una nuova contrazione (-4,5%), con una crescita della componente estera sempre più esigua (+0,6%), assicurando nel complesso 70,9 giorni di produzione a fronte dei 74,0 del primo trimestre 2012.

In tale ottica, occorre sottolineare il dato dei settori che più operano su commesse di medio-lungo periodo: nel caso dei comparti dell'ingegneria meccanica ed elettronica il calo degli ordinativi (-6,1%) è infatti più accentuato rispetto alla media del manifatturiero.

 

Segnali preoccupanti giungono dalla dinamica degli occupati: per la prima volta da fine 2010 l'indagine ha, infatti, rilevato una riduzione degli addetti, pari allo 0,7% nei primi tre mesi dell'anno rispetto al medesimo periodo del 2012. A questo calo si aggiunge un aumento del 36% delle ore di Cassa Integrazione autorizzate nel trimestre.

 

Si conferma la maggiore capacità di tenuta delle imprese di medie dimensioni

 

Sul peggioramento del mercato del lavoro hanno pesato le grandi imprese (oltre 250 addetti). Per la prima volta in questa seconda fase recessiva, il calo produttivo si è ripercosso con vigore sugli organici delle imprese più strutturate (-2,1%). Più grave della contrazione della produzione (-5,3%), è stato il crollo degli indicatori di domanda (-12,3% il fatturato; -8,6% gli ordinativi). Il primo trimestre 2013 ha visto inoltre un minore dinamismo delle grandi imprese sui mercati internazionali, con cali sia nel fatturato (-3,8%), sia negli ordinativi (-4,2%).

 

Anche le piccole imprese (10-49 addetti) hanno aperto il 2013 in 'continuità' con l'anno precedente, realizzando perdite consistenti sia nella produzione (-6,3%) che nel fatturato (-6,1%). Recuperano terreno solo gli ordinativi esteri, cresciuti dell'1,6% rispetto al primo trimestre del 2012, mentre sono ancora in calo gli ordini totali (-5,3%). L'occupazione, scivolata in terreno negativo già dal terzo trimestre dell'anno passato, vede un calo dello 0,9%.

 

Soltanto le medie imprese (50-249 addetti) hanno dato prova di una maggiore capacità di resistenza nei confronti della fase congiunturale, con contrazioni della produzione (-1,6%) e del fatturato (-0,9%) relativamente contenute, mantenendo sostanzialmente stabili i livelli occupazionali (+0,5%). Nel portafoglio ordini (che si riduce nel complesso dell'1,2%) viene, però, meno il traino della domanda estera, con una riduzione dello 0,4% che segue il consistente incremento rilevato negli ultimi tre mesi del 2012 (+5,2%).

 

Perdite diffuse per la quasi totalità dei settori monitorati

 

La contrazione della produzione ha coinvolto la maggior parte dei settori analizzati, con la sola eccezione della farmaceutica che, grazie all'ampliamento produttivo di un'importante impresa del comparto, ha messo a segno un nuovo incremento (+13,2%). Tra i restanti settori, solo il comparto alimentare (-3,2%) e le calzature (-1,2%) hanno contenuto la flessione della produzione, molto ampia per tutte le restanti componenti del manifatturiero regionale.

 

Le perdite più gravi sono accusate dai comparti del tessile (-9,6%), dell'abbigliamento (-8,3%), del legno e mobilio (-9,3%), dei metalli (-7,4%), dei mezzi di trasporto (-7,3%), dell'elettronica (-7,2%) e dei minerali non metalliferi (-6,9%). Peggiora anche la pelletteria, con la produzione in calo del 5,5% dopo il lieve incremento rilevato a fine del 2012 (+0,4%). Le unità locali della chimica e quelle della meccanica, infine, perdono entrambi il 4,4%.

 

Aspettative sul II trimestre 2013 ancora di segno negativo, sebbene in leggera attenuazione

 

Le indicazioni degli imprenditori in merito al secondo trimestre 2013 segnalano il permanere di un clima di fiducia prevalentemente negativo, anche se con segnali di "rasserenamento" rispetto a fine 2012. Il saldo perequato tra "ottimisti" e "pessimisti" in merito alla dinamica di produzione, domanda (interna ed estera) e occupazione è ancora negativo di otto punti percentuali, con una risalita rispetto al -10 registrato nel corso delle due precedenti rilevazioni.

 

Tutti gli indicatori "di base" contribuiscono al miglioramento del sentiment degli operatori; ma sono soprattutto le aspettative sulla dinamica della domanda estera a segnare un deciso recupero, passando da -4 a -2 punti percentuali. Resta invece diffuso il pessimismo sul fronte dell'evoluzione del mercato interno, con un saldo negativo (-16 punti percentuali). Le indicazioni degli imprenditori confermano come la situazione resti recessiva: l'attenuazione dei segni negativi sulle variabili che esprimono la dinamica delle aspettative imprenditoriali può, tuttavia, preludere ad una fase di assestamento del ciclo economico, necessaria premessa all'avvio di una ripresa, destinata a concretizzarsi non prima del 2014.

 

NOTA SULLA RILEVAZIONE

L'indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale in Toscana, relativa al I trimestre 2013, ha riguardato un campione di 1.227 unità locali manifatturiere con almeno dieci addetti. Le interviste si sono svolte nei mesi di maggio e giugno 2013.

  


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Il punto di vista di Vasco Galgani - Presidente Unioncamere Toscana

 

 

"Le imprese manifatturiere toscane si trovano a dover fronteggiare una crisi senza precedenti e che sembra infinita -sottolinea Vasco Galgani, presidente di Unioncamere Toscana-. Il sistema imprenditoriale comincia ad accusare seri contraccolpi: le grandi imprese sono in sofferenza sotto il profilo occupazionale e hanno difficoltà a ritagliarsi i giusti spazi di manovra sui mercati esteri. L'export, da solo, non è più in grado di dare slancio alla ripresa. La fotografia che emerge dall'indagine congiunturale trimestrale Unioncamere-Confindustria evidenzia però come sono le medie imprese a dimostrare, anche in questo frangente, maggiore capacità di adattamento, soprattutto sul fronte dell'export, riuscendo più delle altre a fronteggiare il momento di crisi e ad evitare un tracollo in termini di produzione e di occupazione. Merito della loro capacità di diversificare la presenza sui mercati stranieri e di saper ricalibrare l'offerta in base alle esigenze e alle richieste di un export frammentato e in costante fluttuazione. I dati ci dicono però che da sole queste aziende non possono certo invertire il trend negativo. Come Unioncamere Toscana la priorità è proprio questa: sostenere il più possibile la promozione delle nostre imprese per la maggior apertura possibile verso i mercati internazionali, soprattutto quelli più lontani e, per quanto riguarda il mercato interno, favorire una politica che punti a sviluppare l'occupazione, in primis giovanile. Fondamentale appare quindi facilitare l'accesso al credito per chi vuole investire oltre che ottimizzare l'uso delle sempre minori risorse a disposizione".

 

 

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