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  La Congiuntura dell'Edilizia in Toscana - Consuntivo 1° semestre 2013

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c o m u n i c a t o s t a m p a

 

 

Indagine congiunturale semestrale Unioncamere Toscana-Ance Toscana
Resta critica la situazione dell'edilizia nel 2013
All'involuzione del mercato si aggiungono equilibri finanziari sempre più precari
 
 

Firenze, 29 luglio 2013 Ancora una fase di profonda recessione per il settore delle costruzioni in Toscana, con un nuovo arretramento di tutte le principali fonti di domanda (pubblica e privata, residenziale e non). Le difficoltà generate da un mercato in continua contrazione, ormai per il settimo anno consecutivo, si sommano a crescenti criticità sul fronte della gestione della liquidità aziendale e dell'accesso al finanziamento bancario con evidenti i riflessi negativi su livelli occupazionali e propensione all'investimento. Questi i principali risultati dell'indagine realizzata da Unioncamere Toscana ed Ance Toscana su un campione di imprese toscane maggiormente strutturate.

 

 

"Serve un rinnovato rapporto con la Pubblica Amministrazione che ponga fine ai ritardi sempre più insostenibili nei pagamenti - spiega il Presidente di Unioncamere Toscana Vasco Galgani alla luce del rapporto - Un aiuto per il rilancio del settore potrebbe inoltre derivare da politiche che favoriscano, anche attraverso la concessione di finanziamenti agevolati, investimenti privati e pubblici per il risparmio energetico e/o la messa in sicurezza degli edifici. Una prima risposta a queste necessità potrebbe arrivarci attraverso il decreto del fare che ha incassato in questi giorni il sì alla Camera all'interno del quale sono annunciate agevolazioni per l'edilizia privata e l'operazione sblocca-cantieri per oltre 3 miliardi".

 

Il quadro che emerge dalla rilevazione richiede, ad avviso del Presidente di Ance Toscana Alberto Ricci "una azione ed un piano di politica industriale per il settore, che, a livello nazionale e regionale, punti in primo luogo alla ripresa degli investimenti pubblici anche di piccolo importo, e ad una ripresa del finanziamento delle banche verso il settore".

 

 

Per le imprese difficoltà di accesso al credito, ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione e crisi di liquidità

 

I due terzi delle imprese di costruzione toscane (con almeno 10 addetti) hanno rapporti lavorativi con la Pubblica Amministrazione: il 77,8% lamenta di subire ritardi nei pagamenti da parte del committente pubblico, in due casi su tre evidenziando un ulteriore peggioramento nei tempi di riscossione. Il ritardo medio di pagamento è, nel complesso, di quasi 6 mesi, ma supera i 7 mesi e mezzo considerando le sole imprese che lamentano ritardi.

 

Sono in particolar modo le grandi e medie imprese (almeno 50 addetti) ad interfacciarsi con la pubblica amministrazione (l'85,9% delle stesse), sia per appalti di edilizia residenziale/non residenziale che per lavori infrastrutturali: sono queste a segnalare con maggiore frequenza (nell'87,6% dei casi) un peggioramento della situazione rispetto allo scorso anno.

 

Circa la metà delle imprese (46,8%) ha fatto domanda di credito al sistema bancario, con una propensione leggermente più accentuata fra le piccole imprese (47,1%) rispetto alle medio-grandi (42,5%). Tali percentuali risultano in diminuzione rispetto allo scorso anno, sottolineando l'esistenza di un fenomeno di "scoraggiamento" tra gli imprenditori del settore. Fenomeno da attribuire non soltanto ad un indebolimento della domanda di credito conseguente all'ulteriore marcato peggioramento del quadro economico, ma anche ad un ulteriore deterioramento nell'accesso al credito.

 

Il 51,8% delle imprese che hanno fatto domanda di credito hanno lamentato difficoltà nell'accedere al finanziamento richiesto. Rispetto allo scorso anno, la situazione è peggiorata per il 57,8% delle imprese, mentre è rimasta invariata per il restante 42,2%.

 

La principale difficoltà addotta dalle imprese riguarda la richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche (56,0%), seguita dall'aumento dei tassi di interesse passivi e/o dall'aumento degli spread (nel 23,5% dei casi) e dal rifiuto parziale o totale del finanziamento richiesto (21,1%).

 

A conferma del quadro di difficile rapporto con le banche va evidenziato un dato che emerge dalle rilevazioni Banca d'Italia: il costo del denaro per le imprese edili della Toscana è tra i più alti d'Italia, con un tasso rilevato del 9,2% a fronte di valori intorno al 7% di altre regioni.

 

L'analisi delle motivazioni che hanno portato le imprese a rivolgersi al sistema creditizio evidenzia una situazione di grave difficoltà: nell'86,7% dei casi la domanda di credito è infatti espressione di esigenze correnti legate allo svolgimento dell'attività produttiva ed al finanziamento del circolante.

 

Il 28,6% delle imprese si rapporta inoltre alle banche con la volontà di ristrutturare il proprio debito, segno di una manifesta crisi aziendale in cui l'impresa chiede di ristrutturare la propria esposizione debitoria sia attraverso un allungamento delle scadenze, sia attraverso l'erogazione di nuovi fondi. Solo un'impresa su quattro (il 25,3%), fra quelle che si sono rivolte al sistema creditizio, ha invece chiesto risorse per finanziare interventi di rafforzamento della struttura aziendale ed organizzativa.

 

 

Il 2013 resta in salita anche sul fronte delle dinamiche di mercato

 

L'indagine rivela una situazione di grande difficoltà non soltanto nella gestione dei flussi finanziari ma anche rispetto alle dinamiche della domanda, con tratti di ulteriore e generalizzato peggioramento del mercato rispetto al 2012. Al momento non si intravedono segnali di una possibile inversione del ciclo nel breve termine.

 

Gli imprenditori del settore esprimono infatti un diffuso pessimismo in primo luogo sul fronte del fatturato che, nel 2013, è previsto in diminuzione dal 40,1% delle imprese, contro un 4,7% che registra aspettative di aumento. Le prospettive appaiono meno negative per le imprese più strutturate (previsioni di aumento per il 17,2% delle imprese con almeno 50 addetti, solo il 3,6% per quelle fra 10 e 49 addetti).

 

Il perdurare di una fase - ormai pluriennale - di restrizione del mercato genera inoltre un atteggiamento di crescente prudenza da parte degli operatori del settore, con ripercussioni sulla spesa per investimenti (che nel 2013 è prevista in aumento solo dal 2,6% delle imprese del settore, in diminuzione dal 24,4%) e sulle scelte inerenti le prospettive occupazionali, con solo un 1,7% di imprese che prevede di aumentare il livello dei propri organici rispetto al 2012 (di diminuire nel 25,5%).

 

 

Si innesta sulla pre-esistente situazione una pesante contrazione dell'attività

 

Le sfavorevoli aspettative riguardanti il 2013 rappresentano peraltro solo l'ultimo capitolo di una crisi che, per il settore delle costruzioni, è cominciata nel 2006 e - dunque - ancora prima delle ripercussioni conseguenti alla grande recessione del 2008-2009.

 

Con riferimento al 2012 l'indagine rivela come la contrazione dell'attività, misurata in termini di ore effettivamente lavorate, abbia toccato il -13,9% rispetto all'anno precedente. Il dato peggiore riguarda le imprese più piccole (-16,6%), ma l'andamento apparentemente meno negativo riportato dalle imprese più strutturate (-8,4%) è in realtà influenzato dalle performances molto positive di una singola realtà imprenditoriale, fortemente internazionalizzata ed in grado di intercettare bacini di domanda particolarmente dinamici.

 

Si tratta di un'impresa che, per l'elevata struttura dimensionale, influisce in maniera significativa sui risultati dei diversi aggregati disponibili, ed al netto della quale la flessione dell'attività sarebbe a doppia cifra anche per le medio-grandi imprese, portandosi al -14,2% e dunque su una tendenza non dissimile da quella delle imprese più piccole.

 

L'andamento dell'attività analizzato per comparti evidenzia una situazione recessiva generalizzata a tutte le aree di mercato (edilizia residenziale, non residenziale e lavori pubblici) ed alle diverse tipologie di committente (privati o pubblici).

 

La quota delle imprese che dichiarano un aumento dell'attività sono tra il 2,8% della costruzione di edifici non residenziali in autopromozione ed il 6,2% della costruzione di abitazioni su commessa di terzi privati. E' inoltre entrato in fase recessiva, già dallo scorso anno, anche il comparto dell'attività di manutenzione e recupero dell'esistente che - negli anni precedenti - era riuscito a mantenere performance positive.

 

Le maggiori criticità si registrano infine nel caso di imprese che si rivolgono ad un committente pubblico, in particolar modo nel segmento della costruzione di edifici non residenziali su commessa pubblica (dove il 57,1% dichiara una riduzione dell'attività) ed in quello dei lavori pubblici (56,4%).

 

Gli indicatori di domanda sono del resto, in termini aggregati e sempre con riferimento ai dati di consuntivo 2012, in territorio decisamente negativo: la contrazione del fatturato è stata del 12,6% ed il portafoglio ordini giudicato "insufficiente" dal 55,1% delle imprese (solo il 34,4% lo reputa "soddisfacente"), assicurando in media 7,1 mesi di attività (5,3 per le piccole e 10,8 per le medio-grandi). L'orizzonte di azione delle imprese è quindi di brevissimo termine e in diminuzione rispetto allo scorso anno, quando i mesi di attività assicurata erano 8,9.

 

 

In diminuzione anche investimenti e occupazione

 

Una parte elevata delle imprese del settore gira peraltro ormai "a basso regime", con ben il 54,3% che reputa il livello di attività "basso" rispetto al proprio potenziale, ed un esiguo 3,1% "alto" ("normale" per il 42,6%). Si tratta di una situazione da cui si ricava un persistente eccesso di capacità produttiva inutilizzata: non sorprendono pertanto i segnali negativi che interessano anche la spesa per investimenti, la cui variazione media è stata pari al -6,6% nel 2012 risentendo di un andamento particolarmente preoccupante soprattutto nel caso delle imprese più strutturate (-14,0%).

 

Le variazioni positive registrate nel 2012 per gli addetti totali e per gli addetti dipendenti (+1,0% e +1,3%) devono perciò essere valutate alla luce del contributo offerto da una sola grande impresa del settore, di cui si è già detto in precedenza e la cui crescita occupazionale è peraltro avvenuta in larga misura al di fuori del territorio regionale. Al netto di questa azienda, anche gli andamenti occupazionali si attestano infatti in terreno negativo, con una contrazione degli addetti totali rispetto al 2011 del -2,1% ed una performance peggiore delle realtà più grandi (-3,1% per quelle con almeno 50 addetti) rispetto alle piccole (-1,6% per quelle fra 10 e 49 addetti).

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