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  Indagine congiunturale trimestrale Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana - II trimestre 2013

 

 

c o m u n i c a t o s t a m p a

 

 
Indagine congiunturale trimestrale Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana
Rallenta nel II trimestre 2013 la caduta della produzione manifatturiera
Crescono farmaceutica, abbigliamento ed elettronica. Si aggrava il quadro occupazionale
 

Firenze, 24 settembre 2013

 

Si attenua il calo produttivo, toccato il punto di minimo

Dopo l'importante flessione produttiva con cui si è aperto il 2013, i risultati dell'indagine condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana sulle imprese manifatturiere toscane fanno registrare - nel secondo trimestre dell'anno - una significativa decelerazione nella contrazione della produzione manifatturiera (-1,8%), accompagnata da un modesto ma significativo miglioramento del clima di fiducia delle imprese.

 

L'attenuazione, anche per altri indicatori aziendali rilevati presso le imprese, dei segnali pesantemente negativi fin qui registrati sembra dunque evidenziare il raggiungimento - fra aprile e giugno - del punto di minimo della fase recessiva attraversata nell'ultimo biennio, e porre le condizioni per l'avvio di una ripresa che tuttavia, secondo quanto espresso da molti analisti, si preannuncia molto lenta e graduale, in uno scenario nazionale e internazionale caratterizzato da numerosi elementi di criticità e di rischio.

 

Restano tuttavia critiche ed in ulteriore peggioramento le condizioni relative al mercato del lavoro: la contrazione degli organici delle unità locali manifatturiere è aumentata progressivamente di intensità nel corso della prima metà dell'anno, raggiungendo il -1,0% in termini tendenziali nel II trimestre e rendendo probabile il perdurare delle difficoltà occupazionali anche con riferimento ai prossimi mesi.

 

 

Si attenua la caduta dei principali indicatori, ma aumenta la perdita di posti di lavoro

 

Malgrado gli indicatori rilevati facciano registrare andamenti meno sfavorevoli rispetto al 2012, il quadro delineato dalle principali variabili di consuntivo assume ancora un'intonazione prevalentemente negativa.

 

Per quanto riguarda gli indicatori di domanda il fatturato subisce un'ulteriore caduta (-3,0%), sia pure di entità più contenuta rispetto al trimestre precedente, e questo nonostante il parziale venir meno - nel periodo di analisi - del traino della domanda internazionale.

 

Il fatturato realizzato all'estero registra infatti una frenata (+0,3%), prevalentemente imputabile alla diminuzione delle vendite oltreconfine nell'ambito del settore farmaceutico.

 

Si accentua inoltre la politica di compressione dei margini messa in campo dalle imprese nel tentativo di difendere le proprie quote di mercato, con i prezzi alla produzione che - per la prima volta dal 2009 - registrano un tasso di crescita nullo.

 

Anche i nuovi ordinativi, malgrado il positivo contributo del mercato estero (+1,6%) continuano a contrarsi (-2,7%), ma nonostante ciò il portafoglio ordini delle unità locali manifatturiere toscane è in grado di assicurare 77 giorni di produzione, in aumento dunque rispetto ai 66 giorni rilevati nel secondo trimestre del 2012.

 

Per quanto riguarda invece gli indicatori di offerta, si arresta la caduta del grado di utilizzo degli impianti, facendo registrare un dato (77,8%) in linea con quello registrato nel medesimo periodo del 2012. Indicazioni meno confortanti provengono invece dal mercato del lavoro, con l'aggravarsi del calo degli organici aziendali (-1,0% su base tendenziale).

 

A tale proposito occorre tuttavia evidenziare come a ciò abbia contributo - in negativo - una significativa riduzione delle ore di Cassa Integrazione autorizzate (-19,4% su base annua), attribuibile in gran parte all'esaurimento dei fondi per la Cassa in Deroga, ma alla quale ha contribuito anche la diminuzione del 15,2% nella Gestione Straordinaria. Al netto degli occupati collocati in cig, gli addetti effettivamente utilizzati dalle imprese manifatturiere toscane sarebbe in realtà - secondo una nostra stima - in leggero aumento su base annua.

 

Se ne ricava un quadro in cui le aziende maggiormente in difficoltà, dopo aver esaurito gli strumenti di integrazione del reddito e completato il percorso di contrattazione sindacale, hanno iniziato ad espellere forza lavoro, mentre altri imprenditori, che hanno finora resistito alla crisi anche grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali, sperano adesso di trarre qualche boccata di ossigeno dai primi soffi di ripresa.

 

Rallenta la flessione produttiva nelle piccole e grandi imprese, tornano in positivo le medie

 

L'attenuazione delle flessioni che interessano produzione, fatturato e ordinativi ed il contestuale peggioramento del quadro occupazionale si rilevano, sia pure con diversa intensità, in tutte le classi dimensionali esaminate.

 

Le piccole imprese (10-49 addetti) hanno quasi dimezzato le perdite subite sia in termini di produzione (da -6,3 a -3,4%) e fatturato (da -6,1 a -2,9%) che di ordinativi (da -5,3 a -3,2%), nonostante il rallentamento nella crescita di quelli esteri (da +1,6% a +1,0%). Si aggrava invece il calo degli addetti, pari al -1,4% dopo il -0,9% del trimestre precedente.

 

E' invece decisamente migliore la situazione nelle medie imprese (50-249 addetti), che vedono tornare in terreno positivo produzione (+1,2%) e ordinativi (+0,5%), grazie in particolare ad una brillante performance sui mercati esteri (+3,2%). Anche in questo caso viene tuttavia messa alla prova la capacità di tenuta occupazionale fin qui evidenziata, con una variazione degli addetti che - pur restando positiva (+0,2%) - evidenzia un nuovo rallentamento rispetto ai precedenti trimestri.

 

Le grandi imprese (oltre 250 addetti) contengono infine il calo produttivo (solo -0,5%), ma a fronte di indicatori di domanda che restano fortemente negativi: gli ordinativi diminuiscono di un ulteriore 7,4% ed il fatturato cede il 5,6%. Quest'ultima contrazione appare riconducibile a tre principali fattori, ed in particolare: a) al ridimensionamento delle vendite all'estero di un'importante impresa farmaceutica (al netto della quale la variazione negativa si attesterebbe al -2,4%); b) all'accentuata riduzione delle imprese di maggiori dimensioni operanti nei settori dell'ingegneria meccanica ed elettronica (-11,8%); alla revisione al ribasso operata dalle grandi imprese sui propri listini, con una riduzione del 2,2% dei prezzi alla produzione.

  

Sale a quattro il numero di settori in positivo

 

L'analisi per settore di attività economica rivela alcuni spunti positivi, con un incremento da due a quattro del numero di settori la cui produzione è risultata in aumento. Alla farmaceutica (+6,8%) e all'aggregato residuale delle manifatture varie (+0,4%) si affiancano infatti, nel II trimestre 2013, anche l'elettronica (+7,2%) e l'abbigliamento (+3,0%).

 

Restano invece saldamente ancorati al segno 'meno' gli altri comparti. Contengono le perdite attorno ai due punti percentuali alimentari e tessile (entrambi -2,0%) e chimica, gomma e plastica e minerali non metalliferi (entrambi -2,2%).

 

Più gravi le perdite per i restanti settori, in primis per legno e mobilio, che accusa un nuovo crollo (-7,0%). Pelletteria e calzature perdono rispettivamente il 3,5%% e il 3,8%, i metalli il 3,1%, la meccanica il 4,6% e i mezzi di trasporto il 5,3%.

 

Si attenua il pessimismo degli imprenditori

 

Le aspettative espresse dagli imprenditori nei confronti del trimestre estivo restano orientate prevalentemente al pessimismo, ma con qualche elemento di ottimismo in più rispetto alla precedente rilevazione. L'indicatore sintetico destagionalizzato del clima di fiducia segnala, infatti, un ulteriore lieve miglioramento e si attesta a -7 punti percentuali (era a -10 alla fine del 2012), grazie alla lenta risalita di quasi tutti gli indicatori di base.

 

Il recupero più significativo riguarda l'andamento della domanda estera, dove - dopo sei trimestri consecutivi di segni negativi - si registra un sostanziale pareggio tra "ottimisti" e "pessimisti". Risale inoltre il saldo perequato tra aspettative in aumento e in diminuzione in merito alla produzione (pari a -7 nell'ultima rilevazione, era a -9 nella precedente) ed all'evoluzione del mercato interna, dove tuttavia l'atteggiamento di sfiducia rimane ancora nettamente prevalente (saldo pari a -15). Non si rilevano infine miglioramenti del clima di fiducia sul fronte occupazionale, con un indicatore perequato che si attesta a -6 (medesimo valore del precedente trimestre).

 


 

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Il punto di vista di Vasco Galgani - Presidente Unioncamere Toscana

 

"La crisi allenta la presa. Dopo la flessione di inizio anno, rallenta il calo produttivo manifatturiero e anche in Toscana si affacciano all'orizzonte i primi timidi segnali di una possibile inversione del ciclo, all'interno tuttavia di una situazione del mercato del lavoro che resta particolarmente critica.

Toccato il punto di minimo, le aziende toscane provano a ripartire - sottolinea Vasco Galgani, Presidente di Unioncamere Toscana - ma la lunga fase recessiva ha messo a dura prova la capacità di reazione a un contesto che resta molto difficile.

Come Unioncamere Toscana, le linee guida per il futuro sono una sempre maggiore promozione delle nostre imprese all'estero, per guadagnare nuove fette di mercato, ma anche per affrontare i più dinamici mercati emergenti; la creazione di una corsia preferenziale di accesso al credito resta inoltre la priorità assoluta, come mostrano indicatori del credito che negli ultimi mesi sono ulteriormente peggiorati.

Sul fronte interno, interventi che riescano a difendere l'occupazione giovanile e che aiutino le imprese a mantenere le risorse umane più qualificate sono infine un importante fattore di salvaguardia della competitività dell'intero sistema produttivo, e un fattore-chiave per tornare a crescere".

 

 

 

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