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La crisi spinge i giovani a mettersi in proprio
Ma le aspettative di successo sono basse
Boom di nuove imprese aperte da under 35 soprattutto nel commercio e turismo
Nell'ultimo anno però più di 20mila hanno chiuso i battenti in Italia nei due settori

 

 

Firenze, 6 novembre 2013 - I giovani esclusi dal lavoro dipendente tradizionale tentano sempre di più la carta del lavoro autonomo, soprattutto nei settori del commercio e del turismo. Ma, purtroppo, le aspettative di successo si spengono più velocemente. Lo rivela uno studio di Unioncamere Toscana, secondo il quale il boom di nuove imprese si sta infrangendo contro il difficile avviamento, il blocco del credito, l'aumento della tassazione e il calo dei consumi. Come invertire questa tendenza sarà anche l'argomento affrontato venerdì 8 novembre 2013 agli Stati generali del Commercio e del Turismo, organizzati dalla Regione Toscana al Palacongressi di Firenze.

 

La disoccupazione giovanile in Italia, negli ultimi cinque anni, è passata dal 18 al 40 per cento. In Toscana, fra i giovani sotto i 24 anni, la disoccupazione è al 28,9% (23,8% uomini e 36,1% donne), mentre al Sud risulta superiore al 50%.

 

Anche il mondo del commercio è in seria difficoltà: dal 2005 in Italia non si è mai registrato un risultato positivo in termini di fatturato, con perdite trimestrali comprese fra i 7,5 e i 10 punti percentuali, fra il primo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2013.

 

Pur partendo da queste cifre, il commercio tradizionale rappresenta per i giovani un'interessante opportunità. Lo dimostrano le iscrizioni al Registro Imprese: le nuove attività aperte da under 35 nel giro di un anno (dal primo ottobre 2012 al 30 settembre 2013) sono state 19.179 in tutta Italia, il 43,7% delle aperture nel commercio al dettaglio.

 

Nella classifica delle regioni con più aperture di imprese giovanili nel commercio al dettaglio spiccano Campania (3.678 attività giovanili pari al 52,0% del totale commercio), Lombardia (2.038, pari al 37,6%), Lazio (2.028, pari al 43,5%), Sicilia (2.015, pari al 52,0%); la Toscana si colloca in ottava posizione con 1.014 nuove aperture (pari al 38,0%).

 

Il settore però è a forte rischio: sulle 12.700 cessazioni in Italia (sono state 950 in Toscana) calcolate fra giugno e settembre 2013 circa il 32% del totale è dato da imprese nate dopo il 2010. E se consideriamo solo le imprese giovanili il dato sale al 68 per cento. In Toscana, fra le imprese giovanili cessate nel commercio al dettaglio nei tre mesi estivi, 4 su 10 risultano iscritte dopo il primo gennaio 2012 (la stessa percentuale è molto più ridotta - 10,8% - fra gli over 35).

 

Fra i settori più amati dagli under 35 figura anche il turismo (12.750 nuove imprese in Italia, 823 solo in Toscana), che include bar e ristoranti. Però le criticità per i giovani nel superare la fase di avviamento sono ancora superiori: in Italia fra gli under 35 usciti dal mercato fra giugno e settembre 2013 (1.550 imprese giovanili su un totale di 7.336 cessazioni), il 69,2% aveva aperto a inizio 2010, il 42,3% dopo il primo gennaio 2012. Gli stessi indicatori sono anche più elevati per la Toscana (78 cessazioni di imprese giovanili su un totale di 497): il 73,1% delle ditte cessate fra giugno e settembre 2013 era nato ad inizio 2010, il 42,3% dopo il primo gennaio 2012.

 

"Questi numeri indicano che è indispensabile un'azione di tutoraggio più accentuata in questa fascia di neo imprenditori per indirizzarli verso un business plan adeguato, sui possibili mercati, sulle evoluzioni normative e fiscali - sottolineano i ricercatori di Unioncamere Toscana -. Se non c'è si rischia di ripetere quanto successo con i rivenditori di sigarette elettroniche: un mercato cresciuto per mesi a ritmi vertiginosi, sul quale si sono buttati molti giovani imprenditori, con conseguenti aperture di attività specifiche (nel 2012 circa 3.000 nuovi punti vendita con l'impiego di circa 4.000 persone), salvo poi arrivare alla saturazione del mercato e al parallelo aumento della tassazione, che ha decretato la picchiata nei consumi del prodotto e la crisi di molte attività di recente apertura".

 

"E' giusto mettere a frutto la bravura dei giovani nell'essere anticipatori di mode e tendenze - concludono i ricercatori -, ma perché le attività abbiano un futuro si rende indispensabile che questi talenti vengano contemperati da strumenti di aiuto all'imprenditorialità da parte di associazioni e istituzioni: l'auto-imprenditorialità in un momento di crisi può essere una risposta efficace. A patto che sia ben indirizzata".

 

Tabella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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