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  Presentazione del Rapporto sull'Economia Toscana 2014

    

 

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c o m u n i c a t o s t a m p a

 

Tenuta nel 2014 e ripresa nel 2015, dopo un 2013 ancora nel segno della recessione
La Toscana resiste alla crisi meglio dell'Italia nel suo complesso grazie ad esportazioni in crescita e turisti stranieri. Bene agricoltura e terziario high-tech 

 

 

Firenze, 10 giugno 2014 -  La Toscana, all'interno di quella che può considerarsi anche per la sua economia la crisi più grave degli ultimi 70 anni, continua ad andare meglio dell'Italia nel suo complesso. E dopo un 2013 di flessione e recessione e un 2014 che si prefigura di tenuta, nel 2015 dovrebbe arrivare l'attesa ripresa. L'economia toscana ha affrontato il peso della crisi in questi anni ed anche nel 2013 grazie soprattutto alle esportazioni, che sono cresciute: un balzo dal 2008 del 16,6%, il più alto tra le regioni italiane. Anche il turismo ha retto grazie agli stranieri. Due punti di forza, in un presente fatto di recessione e posti di lavoro persi, dove crescono  (di poco) solo agricoltura, non come produzione ma valore aggiunto, e terziario high tech. Due punti di forza da cui la Toscana potrebbe ripartire per costruire lo sviluppo di domani.

 

E' la sintesi del rapporto 2013 sulla situazione economica in Toscana, presentato oggi a Firenze e realizzato da Irpet, l'istituto regionale di programmazione economica, e Unioncamere Toscana. Un rapporto non senza qualche luce all'orizzonte, anche se rimane la preoccupazione per una delle peggiori crisi della storia con la sua lunga coda. Una crisi che impone un'attenzione costante ai problemi che sta generando, soprattutto sul fronte del lavoro, e la necessità di agire sul rilancio degli investimenti.

 

Il 2013 si è infatti confermato un anno di recessione. Colpa dell'ulteriore calo dei consumi delle famiglie, della domanda pubblica che ha continuato a contrarsi non riuscendo più a fronteggiare in funzione anticiclica la crisi e colpa degli investimenti privati anch'essi in calo. La flessione dell'attività economica in Toscana è andata comunque via via rallentando e le aspettative degli operatori economici hanno evidenziato sintomi di progressivo miglioramento verso la fine dell'anno.

 

La caduta del Pil 2013 è stimabile attorno a 1,4 punti percentuali: il Pil Italia ha perso l'1,9 per cento. Una parziale ripresa sembra ora profilarsi all'orizzonte: con il 2014 si dovrebbe essere fuori dalla burrasca, con perdite finalmente ferme. Ma la riaccensione dei motori dello sviluppo è rimandata di un anno, al 2015, quando l'economia potrebbe crescere dell'1,3%, in linea con il tasso nazionale.

 

In particolare in Toscana, all'interno di una cornice fatta di incertezze e difficoltà che proseguono, va bene chi ha saputo intercettare la domanda internazionale, ovvero quelle imprese che non solo hanno aumentato la loro proiezione estera ma che, riuscendo a conquistare i mercati esteri, sono state in grado anche di far crescere la loro produzione ed il loro fatturato. Il che dimostra che esiste in Toscana una parte dell'economia che non può essere in modo semplicistico etichettata come poco competitiva.

 

Esistono imprese che riescono a vendere, anche e soprattutto all'estero. L'Europa è il maggior cliente, ma più che nel resto d'Italia vi è in Toscana un'apertura anche verso mercati nuovi. Oltre tremila di queste imprese dinamiche sono nel manifatturiero: molte di grandi e medie dimensioni, ma anche piccole. Essenziale per l'Irpet a questo punto è rilanciare gli investimenti, senza i quali l'effetto trainante dell'aumento delle esportazioni sulla ripresa economia risulterebbe insufficiente.

 

Nel dettaglio:

Cala ancora la domanda interna, cresce quelle internazionale - Dal rapporto emerge che anche il 2013, è stato pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda finale. A calare è infatti il consumo delle famiglie seppur in misura inferiore rispetto al 2012, al quale si accompagna la contrazione della domanda pubblica, che ormai ha perso la funzione anticiclica che tipicamente veniva svolta dalla spesa delle Amministrazioni pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti. Il pur negativo comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare un contributo negativo alla formazione del reddito regionale.

 

Anche il 2013 si caratterizza quindi come anno cui l'unica componente di espansione economica per la Toscana è rappresentata dalla domanda di origine estera che ha consentito un ulteriore balzo in avanti delle esportazioni (dal 2008 la crescita è stata del 16,6% ed è la più alta tra le regioni italiane) ed anche del turismo di origine straniera (ancora in difficoltà invece il turismo proveniente dall'Italia).

 

Accelera il terziario high tech, bene l'agricoltura - A livello settoriale, continua a restare pesantemente negativa la situazione dell'edilizia (produzione -6,0%), a causa di una domanda che presenta ancora caratteri di estrema debolezza sul fronte sia pubblico che privato, ma anche la produzione industriale prosegue il suo trend negativo che, anche se in attenuazione, fa segnare una flessione (-1,9%) che è però più che dimezzata rispetto al 2012.

 

Accelerano invece le imprese del terziario high-tech, con una crescita del fatturato del 2,6% ed un ampliamento della base occupazionale di cui ha beneficiato soprattutto la cosiddetta componente high-skilled (+3,5% per gli addetti laureati in materie scientifiche e tecnologiche).

 

Buone le performance dell''agricoltura, che realizza la più elevata dinamica in termini di valore aggiunto ai prezzi correnti (+6,6%), in decisa controtendenza rispetto a dinamiche produttive che restano di segno negativo (-3,1%).

 

Un po' meno pessimisti - In termini generali i dati rilevati presso le imprese evidenziano come nel 2013 si sia per lo meno attenuato il peggioramento registrato nel corso del precedente biennio, ma sono le aspettative che ci forniscono un marcato cambio di percezione da parte degli imprenditori relativamente all'evoluzione della situazione corrente. Il miglioramento rilevato, per quanto diffuso, è tuttavia molto graduale, e la quota di "pessimisti",sebbene in arretramento, è ancora prevalente.

Disoccupazione all'8,7 per cento: giovani al 22 per cento - In questo contesto è soprattutto la situazione del lavoro a presentare le più forti criticità: il tasso di disoccupazione, pur restando ben al di sotto della media nazionale, ha raggiunto l'8,7% (12,2% il dato italiano). Rispetto al 2008 si sono registrati a fine dello scorso anno, quasi 22 mila occupati in meno e 65 mila disoccupati in più raggiungendo, quindi, le 150 mila unità. Ad essere colpiti dalla debolezza della domanda di lavoro sono stati più i giovani, con un tasso di disoccupazione degli under 30 al 22 per cento. Tra le probabilità di ingresso nel mondo del lavoro, hanno la meglio le modalità più flessibili. Quanto a disoccupazione e inattività, le due facce del fenomeno Neet, si viaggia oramai attorno al 20,2 per cento, superando le 100 mila unità, oltre 50 mila dei quali disoccupati ed altri 30 mila scoraggiate.

 

Un 2014 non in perdita - Le previsioni indicano che il 2014 sarà un anno di stagnazione, ma senza perdite. Questo sarà il frutto, ancora una volta, di forze che agiscono in direzione opposta e che si bilanceranno quasi perfettamente: da un lato la domanda interna ancora in flessione (anche se più attenuata rispetto al 2013), dall'altro la domanda estera ancora in espansione. La vera ripresa sembrerebbe dunque rimandata al 2015 quando ci si attende una crescita del Pil attorno all'1,3%, non particolarmente vigorosa e quindi insufficiente a recuperare le perdite accumulate nel corso di questa crisi, ma comunque importante per reintrodurre elementi di fiducia tra gli operatori economici.

 

Info
Riccardo Perugi               Leonardo Ghezzi
riccardi.perugi@tos.camcom.it leonardo.ghezzi@irpet.it
tel. 055 4688.210             tel. 055 4591.228
 
Ufficio Stampa
Franco Natali
 franco.natali@tos.camcom.it
tel. 0554688.205
 

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La situazione economica della Toscana
Consuntivo anno 2013 - Previsioni 2014-2015
 
 
Il punto di vista di Stefano Morandi - VicePresidente Unioncamere Toscana
 
 
"I dati di consuntivo relativi al 2013 mostrano una nuova contrazione di produzione, consumi ed investimenti, nel complesso un quadro ancora recessivo - sottolinea Stefano Morandi, VicePresidente di Unioncamere Toscana - dove solo l'export ha dato segni di tenuta e di ulteriore crescita.
 
In questo quadro ancora difficile, sono soprattutto le aspettative degli operatori a lasciar ben sperare per il prossimo futuro, un clima di minor sfiducia sembra si sia attestato ed una parte più ampia di imprenditori mostra di essere pronta ad intraprendere; insomma in questa fase sembra emergere uno spirito legato ad una rinnovata voglia di fare e progettare il futuro che deve trovare una sponda nel sistema pubblico.
 
Come gli attori economici, anche le istituzioni devono perseguire obiettivi di maggior efficienza nella propria gestione e rendere più efficaci i propri interventi, ed in quest'ottica è necessario che le risorse che esse mettono in campo non siano disperse, lavorando soprattutto nel campo della promozione di imprese e territori, dell'accesso al credito, dell'internazionalizzazione.
 
In virtù della loro "missione" a sostegno del sistema imprenditoriale, le Camere di Commercio possono certamente dare un contributo importante in tal senso, così come negli anni hanno saputo destinare risorse e competenze su molteplici fronti.
 
Proprio in questo momento si apre tuttavia una forte incognita legata alle sorti dei nostri enti, ed alle proposte di riforma che da più parti si sono levate, fra cui la possibile abolizione del diritto annuale.
 
Un ente pubblico è tale perché svolge un fine pubblico: per la sua esistenza e per lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali deve poter contare su risorse certe e stabili, che solo un tributo definito nel "se" e nel "quanto", come è il Diritto Annuale, può garantire.
 
La discussione in questo periodo sull'esistenza delle Camere o sulla volontarietà di iscrizione al Registro Imprese non ha obiettivamente senso, se vogliamo rimanere un paese che cresce e diventa più competitivo."

 

 

 

 

 

 

 

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