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  La congiuntura manifatturiera Toscana alla fine del 2015

  

 

c o m u n i c a t o s t a m p a

 

Si consolida alla fine del 2015 la ripresa dell'industria toscana
Miglioramento per produzione, fatturato, occupati e aspettative
Bene l'industria alimentare e quella dei mezzi di trasporto, ancora difficoltà per alcuni comparti del sistema moda
Si attenuano le difficoltà per le piccole imprese

 

  

Firenze, 21 APRILE 2016

 

Il 2015 si conferma come un anno di svolta per il manifatturiero toscano

L'indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sull'ultimo trimestre del 2015 conferma i segnali di recupero già osservati nel corso della precedente rilevazione, dopo che fra la seconda parte del 2011 e la prima metà del 2015 si erano registrate quindici variazioni consecutive di segno negativo. Fra ottobre e dicembre, la produzione delle imprese manifatturiere toscane (con almeno 10 addetti) è infatti cresciuta del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, facendo marcare inoltre un'accelerazione rispetto al positivo andamento del III trimestre.

 

La crescita realizzata nella seconda parte dell'anno porta in positivo il bilancio dell'intero 2015, con un incremento della produzione che si è attestato al +0,9% rispetto ai livelli del 2014. Si tratta di un'inversione di tendenza importante dopo tre anni consecutivi di flessione, ma che ha consentito di recuperare solo in parte la contrazione registrata fra il 2012 e il 2014 (pari al 6,7% in termini cumulati).

 

In media d'anno, i segnali positivi provenienti dal fronte produttivo si accompagnano ad indicatori generalmente in crescita -o comunque in miglioramento- anche dal lato della domanda. Rispetto al 2014 torna infatti a crescere anche il fatturato (+1,0%), trainato dall'export (+3,1%), e si stabilizza la caduta degli ordinativi (solo -0,2%), anche in questo caso grazie al sostegno della componente estera (+1,6%). Riprendono poi a salire - in modo moderato - i prezzi alla produzione (+0,9%), nonostante il 2015 sia stato caratterizzato da un cedimento dei prezzi delle materie prime (-22% l'all commodity price index del FMI, espresso in euro): il leggero incremento dei prezzi alla produzione, in questo contesto, è dunque da interpretare come un ulteriore segnale di rafforzamento del ciclo economico, consentendo alle imprese di recuperare margini fortemente compressi nel corso degli ultimi anni.

 

Anche le variabili di natura più strutturale inviano segnali positivi, rafforzando l'impressione sia in corso una fase di consolidamento della ripresa del ciclo economico registrata durante gli ultimi mesi. A fronte dell'incremento produttivo di cui si è detto, la riduzione del grado di utilizzo degli impianti (circa due punti percentuali in meno rispetto al 2014), è coerente con una crescita dello stock di capitale investito, e dunque con una ripresa dell'attività di investimento dopo la forte contrazione seguìta alla crisi del 2008.

 

Il 2015 ha infine visto un sensibile rafforzamento degli organici aziendali (occupati +2,7%), pur in presenza di un ridimensionamento degli interventi di integrazione salariale per tutte le principali componenti (cassa integrazione ordinaria -12%, straordinaria -35%, in deroga -78%).

 

 

In miglioramento la performance delle piccole, segnali di difficoltà sul fronte della domanda per le grandi

A livello dimensionale, le piccole imprese, quelle cioè con un numero di addetti variabile da 10 a 49, continuano ad essere le più penalizzate dal lato produttivo (-0,1%) mentre, sia in termini di fatturato che di domanda, il quadro degli ultimi mesi dell'anno appare in sensibile miglioramento: +0,2% il fatturato e +0,5% gli ordinativi, trainati in particolare dalla componente estera (+3,2%).

 

Si mantiene in crescita invece la produzione per le medie imprese (da 50 a 249 addetti), che infatti segnano nel trimestre un +3,7% che solleva la media annuale a +2,5%. Positivi anche gli indicatori del fatturato e quelli relativi agli ordinativi, che ancora una volta si dimostrano più brillanti sui mercati esteri rispetto a quelli interni; in crescita inoltre l'occupazione.

 

Infine le grandi imprese, quelle cioè con oltre 250 addetti, mettono a segno negli ultimi tre mesi dell'anno una positiva crescita produttiva, facendo registrare un +8,1% (+3,7% la media annua) che si accompagna ad un ampliamento degli organici aziendali (l'incremento occupazionale è del +3,1%). Dal lato della domanda, invece, si osservano andamenti contrapposti: mentre il fatturato sale del +9,4%, gli ordinativi flettono complessivamente del 10% per effetto soprattutto della componente interna, mentre quella estera si ferma al -5,4%.

 

 

Frenano la farmaceutica e una parte del sistema moda, mentre continua il recupero dell'alimentare e dei mezzi di trasporto

In questo contesto di generale miglioramento, solo 4 comparti -tra i 15 complessivamente monitorati- rilevano dinamiche produttive in flessione nell'ultimo trimestre dell'anno. Si tratta della farmaceutica (-9%), del legno e mobilio (-4,7%), del pelli e cuoio (-2%) e delle calzature (-2,5%): per farmaceutica, pelli-cuoio e calzature si tratta della conferma di un andamento di segno negativo che ha caratterizzato in realtà la media dell'intero 2015 (-3,7% la media annua della filiera della pelle, -1,3% quella della farmaceutica), al contrario del legno-mobilio per il quale si registra una moderata crescita (+0,6%).

 

Tra gli altri settori del sistema moda, torna in crescita l'abbigliamento (+1,5%) -che resta però in flessione nella media dell'anno (-2%)- e si rafforza il tessile (+2,1%), per il quale la media 2015 si solleva in terreno lievemente positivo (+0,4%).

 

Particolarmente brillanti poi le performance trimestrali del comparto alimentare (+7,9%), dei metalli e prodotti in metallo (+7,3%) e dei mezzi di trasporto (+9,2%), risultati che determinano una media annua ampliamente positiva per questi settori (rispettivamente +4,3%, +2,9% e +4,2%).

 

In significativa crescita infine anche l'industria meccanica (+3,6%) e la chimica, gomma e plastica (+4,8%), mentre registrano variazioni positive decisamente più contenute i minerali non metalliferi (+0,9%) e l'elettronica (+1,2%), che infatti nella media annua non riescono a sganciarsi dal segno negativo (-0,8% e -0,3%).

 

 

Continua a migliorare la fiducia degli imprenditori

Il recupero rilevato a consuntivo per gli ultimi mesi del 2015 trova conferma anche nel clima di fiducia delle imprese: l'indicatore sintetico destagionalizzato, che raccoglie giudizi qualitativi sulle aspettative a breve termine relativamente all'andamento di produzione, domanda e occupazione, cresce di ulteriori due punti percentuali dopo il miglioramento già evidenziato nella precedente indagine, raggiungendo quota +6 punti percentuali, la più elevata da quasi cinque anni (era a +7 a metà 2011, scendendo successivamente fino a -10 all'inizio del 2013, nel pieno cioè dell'ultima fase recessiva).

 

Le aspettative continuano ad essere positive soprattutto relativamente alla domanda estera: coloro che prevedono un incremento della stessa superano infatti ampiamente i "pessimisti", gli imprenditori cioè che si aspettano una riduzione (il relativo saldo è pari a +10 punti percentuali).

 

Decisamente più caute le previsioni espresse dagli operatori in termini di mercato interno (+3 punti percentuali) e occupazione (+1). A tale proposito va tuttavia segnalato che la domanda interna mette a segno l'incremento più significativo -sul fronte delle aspettative- rispetto al precedente trimestre (allorché il relativo saldo era pari a zero), mentre per trovare aspettative positive sull'occupazione occorre tornare addirittura alla metà del 2007.

 

 

Il generalizzato consolidamento del clima di fiducia degli imprenditori sembra del resto risentire positivamente di un sentiment più favorevole anche con riferimento alle aspettative sulla produzione, con un saldo fra "ottimisti" e "pessimisti" che si colloca anche in questo caso ad un livello fra i più elevati dell'ultimo quinquennio (+10 punti percentuali).

 

 

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Il commento di Andrea Sereni - Presidente Unioncamere Toscana

 

"Gli ultimi dati confermano che l'industria toscana, nella seconda metà del 2015, ha imboccato la via della ripresa, consolidando alla fine dell'anno gli andamenti positivi già osservati nel trimestre precedente. Ad eccezione degli ordinativi, che rivelano il permanere di alcune criticità sul mercato interno, fra ottobre e dicembre gli altri indicatori sono in generale positivi, supportando anche un miglioramento del clima di fiducia.

Segnali confortanti arrivano fra l'altro anche dal segmento delle piccole imprese, con un arresto della flessione produttiva dopo oltre quattro anni di continui cali: questo consente agli imprenditori di guardare con maggiore ottimismo al futuro, anche se questa ritrovata solidità economica non consente rilassamenti.

Permangono infatti elementi di incertezza nello scenario globale, e fattori strutturali anche interni al nostro sistema produttivo sui quali lavorare per aumentare la competitività di imprese e territori.

È il momento del coraggio da parte di tutti gli attori sulla scena, siano essi economico-produttivi o istituzionali, per mettere in campo misure concrete a sostegno della capacità delle nostre aziende di innovare, internazionalizzarsi, fare rete.

Sforzi che il Sistema camerale, nonostante le difficoltà finanziarie che lo coinvolgono al pari di altri enti pubblici, sta continuando a mettere in campo per fornire un contributo importante nella definizione di politiche orientate allo sviluppo ed alla crescita."


 

Il commento di Pierfrancesco Pacini - Presidente di Confindustria Toscana 

 

"I numeri dimostrano non solo la ripartenza dell'industria toscana, ma anche il ruolo-chiave della manifattura come motore della ripresa della nostra regione, anche a livello occupazionale. Questa tendenza va, tuttavia, consolidata con adeguate scelte per il futuro, perché il quadro generale resta variegato e incerto, anche per le continue turbolenze sui mercati finanziari. La ripresa economica dovrà restare, perciò, al centro di tutte le agende, perché dobbiamo lavorare senza indugi su tante zavorre, a partire dalla velocità e dalla intensità dei nostri ritmi di recupero; crescere poco, quando gli altri riprendono a correre, vuol dire restare comunque ai margini.

Le imprese dovranno, allora, accelerare sulle innovazioni di prodotto, processo e mercato che la crisi ha frenato; è il momento di reindustrializzare il nostro territorio con nuovi investimenti e con un manifatturiero ancora più legato all'innovazione e alla ricerca. Ma ci vuole più dinamismo anche fuori dei nostri cancelli, perché il lavoro degli imprenditori, da solo, non basta. È un appello a tutte le istituzioni toscane, perché la nostra ripresa va liberata da ogni fardello infrastrutturale e burocratico; ma anche alle banche e alla loro capacità di tornare a investire adeguatamente sul futuro di tutto il nostro sistema produttivo, che è il passaporto per la ripresa di questo territorio."

 

 

 

 

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